Il ciclope

Da lettore lento e pigro posso dire di averlo divorato, Non avevo mai letto libri con uno sfondo reso così accattivante. Bello, me lo sono proprio gustato.

Leggere questo libro significa immergersi in un’esperienza mistica, in una dimensione magica evocata da un luogo abitato in solitudine e circondato da un mare che genti tanto diverse hanno attraversato sia in tempi recenti che nel lontano passato. Il Mediterraneo si rivela come un luogo ricco di simboli, dove i linguaggi si mescolano pur riuscendo a conservare significati di valenza universale. Allo stesso tempo siamo accompagnati a compiere un viaggio all'interno di noi stessi sollecitati dal contatto con i miti che hanno accompagnato la storia millenaria dei popoli che questo mare circonda e in qualche modo anche per questa ragione accomuna. Mi sono lasciata emozionare e commuovere persino.

L’autore, un triestino con il cuore asburgico e quindi viaggiatore e velista, si inventa questa esperienza di trascorrere un mese, in una sorta di semi isolamento meditativo, ospite di un faro su un isoletta misteriosa sperduta sulle coste del Mediterraneo (presumibilmente nello Ionio), grande protagonista, il Mare Nostrum, delle sue riflessioni. L’eremitaggio e la cultura classica del Rumiz danno la stura ad un infinita serie di ricordi e riflessioni che toccano tutti i temi: da quelli storico-politici a quelli mitologici, da quelli geo-meteo astrologici a quelli migratori-sociali attuali. Insomma una sorta di bilancio conclusivo di un settantenne con una forte inclinazione lirica (continuerò a chiedermi, per il resto della mia vita, come possa essere un “alba svogliata”!). Certo non si tratta di un libro di azione, quindi se ne consiglia il consumo a piccole dosi.