Provincia. Mentre in aria veleggiano i droni

Maria e Nina, corretrici di bozze, personalità complementari, vivono tra satira e fine sarcasmo, i riti e le abitudini del sonnolento ambiente provinciale descritto in ameni bozzetti che narrano con sottilissima e acuta, ma anche affettuosa ironia, le abitudini innestate in una piccola città di provincia: essi raccontano le rituali avventure dal coiffeur, preparatorie alla partecipazione ipocritamente commossa ai funerali e ancora la preparazione di stravaganti ricette di cucina alla moda. Nel piacevole libro si narra anche di matrimoni naufragati dopo cerimoniosi, lussuosi, quanto ridicoli ricevimenti di nozze, di strane favole nelle quali insetti sbirciano la bizzarra realtà che li circonda, dei pelosi problemi estetici dell’adolescenza, della prima peccaminosa sigaretta, dello sbarco all’università in città tra goliardici giochi di parole ed episodi grotteschi al pensionato. Il volumetto, breve, ma godibilissimo, continua poi a descrivere l’amara constatazione dell’avanzata barbara di una lingua orfana della consecutio temporum congiuntivale, accompagnata da altri libertinaggi grammaticali, racconta, a seguire, la vanità di vecchie dame acciaccate nel mostrare, perfidamente orgogliose, sui loro smartphone le foto dei loro nipotini, e, continuando ancora, celebra poeticamente il rito delle vacanze in un mare incontaminato di lordure e infine mostra il dolente tramonto, naufragato verso un senile e accogliente porto muliebre, di un dongiovanni da strapazzo dal nome bucolico. Ecco tutte i virtuosismi letterari, le amare risate liberatorie, i guizzi di bizzarra fantasia di cui il libro è ricco, che alla fine sfociano catarchicamente in una serie di confessioni trascendentali nelle quali le delusioni delle protagoniste vengono purificate dalle rispettive autoaccettazioni. Libro intelligentissimo che ci fa trascorrere un paio di orette divertenti, ma che tuttavia ci fa riflettere anche su come l’avanzata del modernismo ci stia rubando la nostra primitiva umanità.