Acciaio

Buono

Sono stata attratta dalla sinossi e con entusiasmo ho deciso di leggere questo libro che sembrava trattare una storia diversa e di realtà spesso dimenticate. Me ne sono pentita amaramente. L’ho finito perché speravo migliorasse verso la fine, ma ero quasi disgustata nel farlo: la storia potrebbe essere bella (seppur drammatica, ma ciò non farebbe di un libro un cattivo libro) ma è scritto con una sovrabbondanza di volgarità ed elementi di violenza e squallore. In più lo stile non è elaborato (fatto che avrebbe potuto aiutare il libro a sollevarsi un poco, fornendo magari un ancor più netto elemento di distacco con la generale crudezza) ma molto basso e per niente ricercato. Peccato perché l’idea di base, la storia, avrebbe potuto generare un bellissimo romanzo.

"Acciaio" è il romanzo d'esordio di Silvia Avallone. Riflettendo sul romanzo la prima cosa che mi viene da dire è: come ha potuto arrivare secondo al Premio Strega? Soprattutto nello stesso anno in cui vinceva "Canale Mussolini". C'è una differenza troppo marcata. Canale Mussolini è un romanzo meraviglioso. Meritava di vincere. "Acciaio" è un libro che non ho disprezzato, ma non penso sia all'altezza, secondo me, nemmeno di tutti quei premi che ha vinto. Si legge bene, è scorrevole, il modo di scrivere della Avallone non mi piace in generale anche se, di tanto in tanto, ci sono scelte lessicali felici, immagini molto poetiche. Non mi è dispiaciuto perché è un libro che tiene abbastanza alta l'attenzione del lettore (e questo è di per se positivo.. vuol dire che a livello di intrattenimento l'obiettivo è raggiunto), i personaggi non sono molto caratterizzati e a tratti fanno quasi pena tanto sono piatti però allo stesso tempo ti ci affezioni. Però tutto questo non basta per farne un bel libro. Io l'ho trovata un'opera con grosse pretese (parlare del disagio giovanile, delle condizioni degli operai..) ma superficiale. Inconcludente più che altro e vago.. butta lì argomenti importanti e non li sviluppa appieno, si perde dietro una marea di luoghi comuni impressionanti, focalizza l'attenzione in modo insistente su dettagli inimportanti e fastidiosi, pieno di ripetizioni, una prosa sciatta che è un misto di gergo, dialetto e parolacce che disturbano, un finale della serie "nonsocomecavolofinirloelofiniscocosì".. morale: mi sta bene un premio per esordienti ma da qui ad elargire altri riconoscimenti letterari ce ne passa. Ormai l'ho letto e pace. Non è pesante, si legge alla svelta, prende abbastanza (chiudendo un occhio, e a volte anche tutti e due, sulle cadute di stile dell'autrice) e a modo suo fa anche riflettere.. ma non lo consiglierei ad un amico, non lo regalerei e nel complesso lo trovo un libro trascurabile nell'immensità delle possibili letture.