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Goethe muore - Thomas Bernhard,Elisabetta Dell'Anna Ciancia - ebook
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Goethe muore
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Descrizione


In questo piccolo gioiello c'è in nuce tutto Bernhard: qui si ride, ci si commuove e si pensa. Il racconto che dà l'irriverente titolo al volume vede il Titano, ormai allo scorcio della vita, in fase di bilanci. Ha capito che la letteratura conta poco o nulla, e non gli resta che un unico desiderio: incontrare Wittgenstein. Convoca dunque a Weimar il filosofo, innescando una serie di esilaranti peripezie. Figura centrale nell'opera di Bernhard, Montaigne svetta nella seconda prosa, dove vediamo un giovane angariato dai genitori rifugiarsi nella torre avita e trovare lì l'unica alternativa all'orrore familiare: i libri, e nella fattispecie i libri di Montaigne. Se la famiglia è il luogo del castigo, della reclusione, dell'odio, della distruzione psicofisica, la torre, la biblioteca, i filosofi sono l'unica salvezza. Ilare e straziante è il terzo racconto, in cui due amici si incrociano in una stazione ferroviaria. E uno dei due si lascia andare a un continuo, trascinante "ti ricordi...?»: ecco allora risorgere l'infanzia e genitori sadici, amanti della montagna, che costringono la prole ad arrampicarsi a ora antelucana, bardata con calzettoni e berretti rossi (per non sfuggire al soccorso alpino...). E se la madre, dispensatrice di ceffoni fisici e morali, pizzica sulla vetta la sua ridicola cetra, il padre affida a un album da disegno oscene vedute alpestri. A suggellare il congedo dai genitori sarà un grande falò di calzettoni rossi. E in un immane autodafé culmina l'ultima prosa, resoconto di un sogno apocalittico, in cui l'Austria cattolico-nazionalsocialista va finalmente in fiamme: di quell'universo resterà solo una distesa di cenere. Salvo poi svegliarsi dal sogno in un felice altrove e accorgersi che quelle fiamme hanno risparmiato ciò che più conta: il ricordo.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
111 p.
Reflowable
9788845973413

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

Quattro brevissimi racconti costruiscono l'ossatura del libro. Ciascuno a suo modo un piccolo capolavoro e soprattutto indicativi dell'immensa capacità iconoclasta di Bernhard. La patria, la famiglia, l'amicizia, nulla trova scampo dal disperato nichilismo della sua scrittura. In un racconto un uomo per sfuggire all'oppressiva e angosciante presenza dei genitori si rifugia in una torre con i libri dell'amato Montaigne, in un altro l'incontro tra amici è l'occasione per esercitare il rito della memoria e tutto ciò che di negativo la frase "ti ricordi..", detta tra loro, trascina con sé e poi nell'ultimo racconto una visione onirica fa sperare che sia l'Austria intera ad andare in fiamme lasciando i fondamenti culturali cattolici e nazionalistici del paese in una desolata distesa di cenere. A dare però titolo al libro è il primo dei racconti, "Goethe muore", e qui l'ironia con la quale Bernhard tratteggia le due figure, così antitetiche tra loro, da una parte il grande poeta e dall'altra il grande filosofo Wittgenstein, è assolutamente deliziosa. Da una parte Goethe quale pilastro della cultura tedesca e delle relative certezze e dall'altra il pensatore che attraverso il pensiero logico e alla rilevanza del linguaggio nell'espressione del pensiero aveva contribuito a spezzare i dogmi della cultura romantica ed ottocentesca. La critica che Bernhard ha sviluppato nei confronti della cultura tedesca sta in una frase che egli mette in bocca al Goethe morente: "Le cose che ho scritto sono state indubbiamente le più grandi, ma sono state anche ciò con cui ho paralizzato per un paio di secoli la letteratura tedesca".

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Recensioni: 4/5

Il terzo di questi racconti, "Incontro", è esemplare, perchè illustra la tecnica usata da Bernhard per accrescere la tensione mediante la ripetizione sempre più ravvicinata dei "motivi-parola". Osserviamo pag 58: il primo motivo-parola è "montagna"; esso viene ripetuto dapprima a distanza di tre righe, quindi di due, generando una crescita della tensione che per adesso è solo apparente, poichè subito torna a distendersi a distanza di 3 e di 4 righe. Nella seconda parte della pagina ecco che invece la tensione si scatena e raggiunge il parossismo, in quanto il motivo-parola viene rafforzato dall'aggettivo "alta" e si ripete a distanza dapprima di 2 righe quindi di una sola: in tutto 9 volte,e, se sommiamo quelle precedenti, 15 volte in una sola pagina. Una volta esaurito il suo compito espressivo, il motivo-parola viene abbandonato e ne subentrano subito altri due, " rosso vivo" e "verde vivo" ( pag 59), e il meccanismo si ripete. Quello che mi preme rilevare è come l'origine di questa tecnica non sia letteraria, ma musicale, in tutto affine a quella adottata da Beethoven nei suoi " crescendo di tensione" ottenuti mediante il progressivo dimezzamento dell'ampiezza dei motivi.

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Recensioni: 4/5

Irritante, ossessivo in quel suo fraseggiare ripetitivo, compulsivo, insistente, quasi martellante che ribadisce continuamente lo stesso concetto, come chi urla il proprio dissenso. Ed è proprio questo che Bernhard fa in tutti i suoi libri : l’espressione di un malessere condotto all’estremo contro genitori, autorità, società, contro tutti quelli che ti vogliono conculcare, che vogliono distruggere la tua personalità e libertà. E non risparmia nessuno, anche il simbolo più sacro, come in questo caso il sommo Goethe o meglio , quella immagine stereotipata del grande artista costruita dalla cultura popolare tedesca. Leggere questo autore non è mai uno scherzo; tutte le volte il suo stile mi innervosisce, mi indispone, poi mi catturano la sua folle lucidità e quella razionalità spietata che smaschera tutte le finzioni presenti nella società. Affrontare la lettura dei suoi libri ti riserva sempre una sorpresa continua!!

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Conosci l'autore

Thomas Bernhard

1931, Heerlen

Thomas Bernhard (1931-1989) è figlio di una ragazza-madre che aveva lasciato l'Austria per sottrarsi allo scandalo. Ancora neonato, viene affidato ai nonni con i quali vive, prima a Vienna, poi a Seekirchen e a Salisburgo, gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Frequenta il liceo classico, che non conclude. A diciotto anni viene ricoverato in sanatorio, dove comincia a scrivere. Pubblica racconti su quotidiani e riviste e, nel 1963, il suo primo romanzo, Gelo, che vince il prestigioso premio Brema. I suoi attacchi alle istituzioni statali e a importanti personaggi politici suscitano e continueranno a suscitare scandalo. A partire dagli anni Settanta si dedica intensamente al teatro scrivendo numerosi testi che il regista Claus Peymann mette in scena quasi sempre con l'attore Bernhard...

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