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Casa «La vita» - Alberto Savinio - copertina
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Casa «La vita»

Descrizione


Savinio pubblicò nel 1943, subito dopo Narrate, uomini, la vostra storia, questo libro di racconti, che rappresenta in certo modo la summa della sua arte di narratore. Estraneo al clima della narrativa italiana di allora, Savinio è quanto mai congeniale al nostro gusto di oggi. Questi racconti, spesso terribili e comici, accennano fin dal titolo a quella che è l’allegoria fondatrice di Savinio: la vita come una casa ingombra di un invincibile bric-à-brac, folta di presenze ominose, che possono essere una poltrona o il busto impolverato di una divinità pagana. Vivere è attraversare, in una sorta di perpetua allucinazione, le stanze di questa casa, dove gli oggetti allusivi continuamente si moltiplicano. Nessuno ha indicato l’essenza di questi racconti con la precisione di Savinio stesso, in poche righe che si incontrano sulla soglia di questo libro: «Molti dei racconti contenuti in questo volume sono ispirati dal pensiero della morte... Questo persistente ritorno del tema morte non è avvenuto di proposito, sì per una necessità segreta che di nascosto mi ha forzato la mano. Io stesso ne ho stupito e non mi sono avveduto del fatto se non quando il fatto era già un fatto compiuto. Anche il nostro destino sembra talvolta essere stato alla scuola di Machiavelli. Tanto poco chiaramente noi conosciamo anche quello che generiamo noi stessi, ed esprimiamo dalla nostra anima, e formiamo con le nostre mani. Così almeno avviene a me. Sono forse altre generazioni più coscienti e controllate? È per questo felice stupore, per questo loro presentarsi inaspettate e nuove, per questo venirmi incontro come da un altro mondo, che prima di farsi amare da altri le mie opere si fanno amare da me; prima di divertire altri esse divertono me; prima che ad altri esse dicono a me che nel buio quale dietro a me si richiude esse rimangono ferme e formate di un fosforo immortale».

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Dettagli

2
1988
1 settembre 1988
327 p.
9788845903038

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Alberto Savinio è stato davvero uno dei più grandi, se non il più grande scrittore del '900 italiano. Visionario, affabulatore, ironico, surreale, coltissimo, singolare nei pensieri e nel procedimento artistico. Scrittore, pittore, drammaturgo, giornalista, saggista, costumista: sempre unico nella sua versatilità. Purtroppo continua ad essere per molti, sempre pochi, che lo conoscono nient'altro che "il fratello di Giorgio De Chirico". Fu molto, molto di più. Fu Alberto Savinio, Nivasio Dolcemare, signor Munster, Omero Barchetta, Innocenzo Paleari, signor Dido e via senza fine. Fu anche Andrea De Chirico, per carità. Nei racconti di Casa "La vita" raggiunge secondo molti il vertice della propria produzione di racconti e non si può che essere d'accordo, anche se forse andrebbe citata la raccolta di "Tutta la vita", a mio parere ancora più bella. Penna sempre alta, mai superficiale (se non nel senso che lo stesso Savinio intendeva dare alla parola, così come si definiva ipocrita perché mirava ad osservare le cose dal basso), nell'universo saviniano può capitare che Icaro muoia ancora una volta, che angeli si ritrovino in case aristocratiche, che uomini-mostri vadano tra le onde e se le rimbocchino addosso come coperte, che le statue si innamorino perdutamente di esseri umani fino alla tragica fusione di amore e morte. E tanti altri esempi potrei fare: l'importante è leggere Savinio, il suo mondo colorato, divertente, le riflessioni argute scritte con una prosa antiquata e moderna, il fortissimo senso d'avanguardia e d'originalità che ha infuso a tutto ciò che ha toccato non potranno che farvene innamorare. Mondo poeticamente - tematicamente - molto complesso e connesso ad ambiti tra i più disparati, siete avvisati. Una volta letto, non potrete che pensare ciò che tutti i lettori di Savinio hanno pensato: "ma come è possibile che Alberto Savinio sia uno sconosciuto?".

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Alberto Savinio

(Atene 1891 - Roma 1952) scrittore e pittore italiano. Fratello del pittore Giorgio de Chirico, passò la propria infanzia in Grecia, dove si diplomò in pianoforte e composizione; poi proseguì i suoi studi a Monaco e quindi si trasferì, nel 1910, a Parigi, dove visse per quattro anni. Insieme al fratello frequentò gli ambienti surrealisti legandosi d’amicizia con G. Apollinaire e fondando il movimento musicale del «sincerismo» (1914), che teorizzava una musica «non armonica». Nel medesimo anno pubblicò il poema drammatico Chants de la mi-mort, che inaugurava quel registro onirico e grottesco che sarà tipico della sua opera. Nel 1916 uscì sulla «Voce» Hermaphrodito, una sorta di diario fantastico che alterna prose e versi in italiano e in francese. S. si era, in quegli anni, trasferito a Ferrara,...

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