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Cesare Pavese ha voluto mostrare, in una singola persona, due tipologie, due comportamenti nei confronti della guerra, come se ci fossero due Corrado (il protagonista). Una tipologia era quella dell'uomo misantropo, che vuole allontanarsi dalla società e dal rumore della guerra, rifugiandosi in un luogo idilliaco, quale la collina, in cui poter osservare il mondo dall'esterno, la città che brucia e che urla poichè la guerra la sta massacrando. L'altra figura è quella di un uomo che spera nella guerra, con un senso abbastanza cinico e freddo nei confronti di quello che sta accadendo. Un uomo che sebbene cerchi di allontanarsi dalla battaglia, ne sente comunque l'eco, qualsiasi parte lui vada. Vengono mostrati i dolori di un uomo che si vede tagliato in due parti: da un lato l'uomo solitario, che ama passeggiare tra i boschi con il suo unico vero amico: il cane Belbo; mentre dall'altro lato abbiamo l'uomo che vuol godere della compagnia di un gruppo di persone che si ritrova quotidianamente all'osteria sulle colline, all'insegna di danze, canzonette e discorsi sulla guerra.
Pavese è uno degli scrittori del mio cuore, amato fin da piccola. Già dal titolo si percepisce un distacco, che è quello del protagonista dalle cose del mondo, la guerra, l'amore, la paternità, la vita stessa infine. Sentimenti e sensazioni rincorse, cercate, sognate ma in fondo mai volute veramente. Il suo dramma è in quel conflitto tra immaginazione e realtà, che lo porta a sfuggire i dolori che la vita vissuta per intero inevitabilmente comporta. Da qui la vergogna di sentirsi inadeguato, di non meritare l'amore e nemmeno la morte. Un libro carico di un dolore sordo, inespresso, e per questo ancora più intenso. Non si scrivono più libri così. Non ci sono più scrittori come Pavese.
Il distacco è quello del protagonista dalle cose del mondo, la guerra, l'amore, la paternità, la vita stessa infine. Sentimenti e sensazioni rincorse, cercate, sognate ma in fondo mai volute veramente. Il suo dramma è in quel conflitto tra immaginazione e realtà, che lo porta a sfuggire i dolori che la vita vissuta per intero inevitabilmente comporta. Da qui la vergogna di sentirsi inadeguato, di non meritare l'amore e nemmeno la morte. Un libro carico di un dolore sordo, inespresso, e per questo ancora più intenso. Non si scrivono più libri così.
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