L'infinito ronzio

Strade parallele, laterali, principali e "sentieri discosti, verso Santiago". Il/la poeta Davide Toffoli sa accogliere la natura attraverso tutti i propri sensi ricordandoci che "siamo gladioli accesi d'azzurro", e sa "fidarsi dei passi che ci hanno preceduto". Il camminare è per curiosi ed è fonte di ispirazione come ha meravigliosamente sperimentato Basho nel Giappone del 1600 lasciandoci memorabili haiku, e Davide in punta di piedi, rispettandone le regole della struttura, propone alcuni profondi trittici nei "mistici intrecci" che obbligano a fermarsi e pensare come in "Dietro la Banditaccia". E ci si ferma anche in "intimi ritratti inversi" dove, citando altri poeti contemporanei, per "riempire il nulla di ineusaribile follia" va da rughe "(queste qui, sotto gli occhi)" a mani che "reclamano... nude attenzioni al vero" passando attraverso il ricordo di Luca Varani ("marzo mentecatto e atroce, scorie di un eterno feroce novembre..../ ditele che mi abita per sempre") finendo a chiedersi "in quali occhi ti ripari dal freddo" o a vedere "la luna dell'uva" solo per citarne alcuni perché in fondo sono solo "Gli equilibrismi sul filo di lana". Chiude con immagini sensualmente sfumate il "mistico potere del tuo abbraccio:/ in un lampo scaricare anni di guerra". In realtà Davide non chiude, ma lascia la porta socchiusa, ed oltre puoi trovare un ampio spazio a disposizione di ognuno per riflettere "senza risplendere", interpretare liberamente e far circolare l'emozione assurda di essere anche " l'infinito ronzio delle braci,/ di tutto quello che sempre e da sempre vive sotto..."