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Anno edizione: 1989
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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2021
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Campana era un poeta notturno: ereditò la grande ambizione romantica di trasformare la tenebra, l’inconscio, il sogno e la morte in un’oscura assonanza melodica, in un indefinito alone wagneriano. Ma era anche un contemporaneo dei cubisti, di De Chirico e del Novecento: amava Giotto e Masaccio e la tradizione plastica toscana; tentava una letteratura epigrafica, monumentale, sontuosamente decorativa. La sua grandiosa scommessa fu quella di andare oltre la musica e la plastica, giungendo nel luogo misterioso dove il suono e la visione sono una cosa sola. Questa edizione, a cura di Fiorenza Ceragioli, ristabilisce il testo originario dei Canti, il suo accuratissimo commento accompagna ogni frase e ne rivela il vero significato, individua fonti, permettendoci di scoprire una struttura intellettuale e stilistica dove molti lettori credevano di incontrare soltanto un confuso delirio.
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Dopo aver conosciuto meglio il libro in questione, a distanza di un anno, prendo le distanze dalla precedente "recensione" scritta a notte inoltrata alla fine di una umidissima e sentimentalmente pesante giornata di agosto. Era un giudizio un po' buffo. Questo libro - la poesia di Campana come qualsiasi grande poesia - mi sembra in fin dei conti solamente incommentabile. Di sicuro, non è immediato. Pertanto se qualcuno in cerca di letture leggere o di facile simpatia è capitato da queste parti, gli consiglio di scorrere oltre
Ricordo la prima volta che lessi "L'invetriata" su un piccolo paragrafo del manuale di letteratura al liceo, forse neanche due anni fa. Ovviamente non era stato riservato nulla a lui nel nostro programma, ne tantomeno ai crepuscolari che a me piacciono tanto. Ma quando lessi per la prima volta quella poesia mi vennero i brividi. Febbrilmente furioso e disperatamente insaziabile: nervoso e violento a volte, altre più triste e dolce.
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