Il volume vuole fornire un contributo del conflitto d'interessi nel diritto amministrativo, partendo dalla disamina dell'art. 6-bis, l. n. 241/90 ed in particolare dalla sua strutturazione testuale, ampia e generica, in relazione alla quale, nonostante la sua entrata in vigore nel 2012 (per il tramite della cd. legge anticorruzione) non si è registrato un approfondito dibattito dogmatico e giurisprudenziale. Lo studio è partito dunque da un istintivo senso di "incertezza giuridica" trasmesso dalla norma in parola, in relazione alla quale si è evidenziata la difficoltà di individuare la effettiva ratio legis sia riguardo alle conseguenze dell'apprezzamento del fenomeno sull'attività amministrativa, sia, soprattutto a monte, alla posizione del pubblico dipendente. Pertanto, attraverso un percorso che ha portato a distinguere il conflitto monosoggettivo da quello intersoggettivo, per potersi concentrare sul primo, si è arrivati a svolgere alcune riflessioni sulla primaria valenza organizzativa della norma, da un lato, e sul suo grave deficit di tassatività dall'altro, traendone riflessioni sistematiche anche de iure condendo. In questo percorso, è emersa la sotterranea rilevanza della della difficoltà di approcciare al fenomeno del conflitto di interessi che riguarda un problema antico della cd. arte di amministrare solo da un punto di vista meramente giuridico, vista l'attinenza primaria alla morale di ogni pubblico dipendente. Nel iter tracciato si è voluto inquadrare il fenomeno non solo in riferimento al rapporto tra l. n. 241/90 e l. n. 190/2012, ma in relazione al quadro sistematico circostante ed attinente il fenomeno, per trarre alcune conclusioni anche in prospettiva di riforma.
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