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Lo sviluppo delle tendenze globalizzanti legate al diffondersi, su scala mondiale, dell'economia di mercato e della tecnologia, ha radicalmente ridotto le funzioni delle istituzioni politiche tradizionali e, nello stesso tempo, ha consentito più ampi spazi per l'affermarsi di forme di particolarismo. Da questo processo di trasformazione è emerso un profondo disorientamento circa le radici della solidarietà sociale: da un lato, sono venute accentuandosi le differenziazioni legate al sesso, all'età, alla provenienza etnica; dall'altro, stiamo assistendo al risorgere di nuove forme di integralismo religioso e nazionalistico.Tanto il fondamentalismo quanto il relativismo, derivanti entrambi dalla priorità tradizionalmente attribuita nella cultura occidentale alla dimensione cognitiva, danno risposte inadeguate al problema di ritrovare nuove basi della convivenza civile: da qui la proposta di ripensare tali basi a partire dal riconoscimento della priorità dell'esistenza, in quanto situazione comune caratterizzata da esperienze universalmente condivise (angoscia, gioia, desiderio, morte) e dai limiti radicali del nostro sapere. L'attenzione all'esistenza, analizzata da Crespi nelle sue dimensioni essenziali, apre nuove possibilità per il riconoscimento sia delle differenze individuali, sia dei vincoli che, a livello mondiale, ci uniscono ai nostri simili. Imparare ad esistere vuol dire quindi liberarsi dalle proiezioni illusorie, per impegnarsi concretamente in una autorealizzazione personale che è anche intimamente connessa con la responsabilità sociale.
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