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Il Mar Baltico, per la sua conformazione e per il suo accesso all’Oceano Atlantico limitato dalla Danimarca che si protende quasi ad unirsi alla penisola scandinava, è un bacino che poco si presta a grandi scontri navali fra flotte consistenti; tuttavia, nel corso del primo e del secondo conflitto mondiale, è stato teatro di numerosi scontri, più importanti in un quadro tattico che in una visione strategica. Del resto, a rendere ancora più piccolo questo specchio d’acqua provvidero i contendenti creando vaste zone minate in cui incapparono, con le immaginabili conseguenze, non solo navi mercantili, ma anche scafi militari. In ogni caso le perdite, se non furono eclatanti come in altri teatri operativi, come il Mare del Nord, furono tuttavia di non poco conto, soprattutto per una marina, quella Russa, che di fatto più di altre era impegnata a difendere le sue coste. Gabriele Faggioni con questo suo libro ha esaminato le condotte belliche dei due principali contendenti nelle due guerre (Germania Imperiale e Russia Zarista per la prima, Germania Nazista e Unione Sovietica per la seconda), fornendo un quadro assai esaustivo sulle principali azioni condotte e sulle perdite di entrambi i belligeranti. Da queste pagine, integrate con cartine geografiche e con fotografie delle principali navi impegnate, esce un quadro di scontri quasi quotidiani, mai comunque di battaglie del tipo di quelle avutesi nell’Atlantico e nel Pacifico, proprio perché la limitata estensione del Baltico rende impossibile manovre di grandi flotte, che sarebbero altresì sottoposte, data la vicinanza delle coste, a interventi aerei piuttosto frequenti e incisivi. Così, giorno dopo giorno assistiamo alla progressiva disfatta della Germania, sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale, tuttavia fino in ultimo in grado con le sue navi di impensierire gli avversari. E ci sono anche imprese epiche, come l’evacuazione per mare, avvenuta negli ultimi mesi del conflitto, di oltre due milioni e mezzo di cittadini tedeschi minacciati dalla violenta offensiva sovietica, risultato ottenuto grazie a un’organizzazione non ancora sfaldata e all’indubbio eroismo dei marinai tedeschi, di cui non pochi perirono in questo sforzo titanico. Il libro di Faggioni riesce quindi a fornire un resoconto di un teatro di guerra marittima forse minore, ma se il Mar Baltico ha costituito lo scenario di tante scaramucce, sui suoi fondali giacciono tanti ignoti marinai, di entrambi i contendenti, a dimostrazione che in una guerra mondiale non esistono posti più o meno sicuri e teatri più o meno importanti. Da leggere, sicuramente.
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