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Anno edizione: 1986
Anno edizione:
Anno edizione: 1991
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La concezione pessimistica della vita, una costante nella produzione letteraria di Simenon, si evince, in questo romanzo del 1938, dalle vicende di un impiegato di Groninga nei Paesi Bassi, tal Kees Popinga, un piccolo borghese la cui vita familiare è oltremodo noiosa. Costui decide, sia a causa di un dissesto finanziario della ditta in cui lavora, sia perché spronato da nuove aspettative sentimentali, di fuggire via all'improvviso, illudendosi di lasciarsi alle spalle i propri fallimenti professionali ed umani. Si reca dapprima ad Amsterdam, poi, in seguito ad un "incidente", si trasferisce a Parigi dove però riesce solo a conoscere e frequentare malviventi: inizia così la sua parabola discendente, una strada verso il precipizio. Qui e in altri romanzi le atmosfere fosche, non solo dal punto di vista meteorologico ma soprattutto metaforico, come ad esempio quelle legate al mondo del crimine, stimolano la capacità narrativa di Simenon perché gli permettono di sondare l'identità labile di personaggi comuni e le profondità del loro inconscio. In particolare la storia verosimile di Kees Popinga deve la sua tragicità non tanto e non solo all'accanimento e alle variabili imponderabili del destino, quanto soprattutto al subdolo germe dell'autodistruzione, insito in una persona mediocre come tante, apparentemente normale, con una famiglia, uno stipendio, con un ruolo nella società, tuttavia fin troppo inconsapevole dei suoi limiti e della sua inettitudine: proprio in questo consiste la pericolosità del suo carattere. È evidente che non basta avere velleità eroiche per riscattarsi, ad esempio intraprendendo viaggi e tuffandosi a capofitto in nuove esperienze; secondo Simenon un debole non potrà mai vincere la sua partita, anzi è predisposto a scontare anche le colpe degli altri.
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