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Pazzia - Jin Ha - copertina
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Pazzia
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Pazzia - Jin Ha - copertina

Descrizione


Jian Wan si sta recando all'Ospedale Centrale per andare a trovare il signor Yang, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dopo l'ictus che l'ha colpito. Jian studia letteratura classica all'università di Shanning, e il signor Yang è il suo professore. Mentre passa accanto a un cantiere, un altoparlante trasmette una partita di calcio. Con la sua voce flebile, il cronista sembra mezzo addormentato, proprio come gli operai che riposano all'interno della costruzione ingabbiata da un ponteggio di bambù. Oltre un enorme mucchio di sabbia, spicca un'insegna gialla con su scritto a caratteri rossi e cubitali: puntate in alto, mettetecela tutta. È da qualche tempo che Jian Wan avverte una specie di sconcerto, uno smarrimento indefinibile.
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Dettagli

2003
5 settembre 2003
316 p., Brossura
9788873059134

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Ho bramato per tanto tempo questo romanzo, ciò che inizialmente mi ha attirato è stato il titolo, ingenuamente credevo la storia girasse intorno a un personaggio con turbe mentali e al suo modo di rapportarsi con la realtà che lo circonda. In realtà se vi aspettate che sia tutto qui dovrete ricredervi come ho fatto io, ma non per questo sono rimasta delusa. Anzi, Ha Jin mi ha lasciato senza parole. Il protagonista è il venticinquenne Jian, giovane studente universitario in procinto di candidarsi per un dottorato che lo porterebbe a Pechino permettendogli di stare vicino alla sua ragazza che laggiù studia Pediatria. Ciò che innesca gli ingranaggi del romanzo è l'improvviso insorgere di un ictus che colpirà il professor Yang, "tutore" di Jian nonchè futuro suocero, rendendolo praticamente demente. Ciò causerà non pochi problemi dato che Jian sarà incaricato di prendersene cura durante il periodo di degenza e ciò rallenterà i suoi studi per il dottorato. Allo stesso tempo la malattia darà l'opportunità di scavare nell'animo più recondito del vecchio professore sgretolando la sua apparenza di uomo circonfuso del fascino dell'intellettuale colto e "arrivato" professionalmente, con una famiglia che lo ama e una vita pienamente soddisfacente che aveva sempre ostentato. Emergerà, attraverso i suoi deliri di malato, la disperazione di un uomo intrappolato in un sistema che non gli permette di esprimersi, anzi lo reprime e lo spreme fino all'ultima goccia come un limone. Jian scoprirà l'altra faccia di un mondo, quello accademico cinese di quegli anni, estremamente chiuso nei suoi intrighi, dove bisogna scendere continuamente a compromessi e chinare il capo per andare avanti. Incomincerà a vedere nel professor Yang , ridotto a un vegetale in quel letto, tutto ciò che lui non vuole diventare, tutto ciò per cui aveva lavorato fino a quel momento inizia a sembrargli un fuoco di paglia e le sue prospettive inizieranno a mutare portandolo a dover fare delle scelte, ad uscire dalla comfort zone che si era costruito intorno e che avrebbe potuto garantirgli un futuro, agli occhi di tutti, radioso e promettente. Inoltre verranno a galla tutta una serie di altarini nella vita del professore che sicuramente contribuiranno ad umanizzarlo agli occhi del ragazzo e del lettore ma che a mio parere non erano del tutto funzionali alla trama perchè si andranno un po' a perdere, così come la manifestazione in piazza Tienanmen nei capitoli finali, sicuramente molto toccante e raccapricciante nelle descrizioni crude e cruente che l'autore ci regala, ma sembra quasi che sia un pezzo estrapolato da un altro libro e piazzato lì giusto per marcare in modo più efficace il contesto storico. La fine l'ho trovata affrettata e quasi monca, potrebbe benissimo essere l'inizio di qualcos'altro sicuramente non ti da il senso del concluso. Tuttavia mi ha entusiasmato parecchio lo stile dell'autore, l'ambientazione, i personaggi e l'intreccio generale molto coinvolgente. Soprattutto il personaggio del professore, seppure per molti versi sicuramente diversissimo, una figura più autoritaria e paterna, mi ha ricordato Stoner, la qualcosa me l'ha reso ancora più simpatico e mi ha intenerito facendomi a tratti venir voglia di entrare nel romanzo per abbracciarlo. La pazzia del titolo non riesco a ricondurla tanto alla figura di Yang ( che peraltro non è nemmeno il personaggio principale ), quanto alla madre Cina che incombe come un personaggio a sè nel romanzo, come una forza superiore che rende gli uomini meschini manovrando azioni subdole e crudeli, stimolando i sentimenti più bassi, strappando la vita di innocenti e permettendo che troppo del suo popolo viva nella miseria più estrema.

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FRANCESCA DICUONZO
Recensioni: 2/5

Finora il peggiore Ha Jin che ho letto. I personaggi stentano a definirsi all'interno della trama ed i fatti di Tienanmen sono trattati con troppo superficialità, quasi relegati in un angolo.

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Recensioni

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Jin Ha

1956, Liaoning (Cina)

Scrittore cinese, ha lasciato la Cina nel 1985 per andare a vivere negli Stati Uniti. Professore di inglese alla Emory University di Atlanta, ha pubblicato due libri di poesie, raccolte di racconti: Mica facile trovare un ammazzatigri (Neri Pozza 2002), Ocean of Words (Premio PEN/Hemingway 1997), Under the Red Flag (Premio Flannery O’Connor 1996), e i romanzi In the Pond, L’attesa (Neri Pozza 2000, «National Book Award 1999» e «PEN/Faulkner Award 2000»), Pazzia (Neri Pozza 2003), War trash (Neri Pozza 2006, finalista del «Pulitzer Prize 2005», Libro dell’anno 2005 del «New York Times»).Una vita libera è del 2008.

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