Parole nel vuoto. Ediz. illustrata

Letto per l'università, in pochissimo tempo. Questo libro è scorrevole, veloce e utilizza un linguaggio semplice e il più lineare possibile. I temi affrontati da Loos consistono nell'esaminare come lo "stile" architettonico sia solamente un ricordo passato, qualcosa di lontano dalle conoscenze e dalle usanze dell'uomo moderno. All'interno del libro Loos inoltre esamina con una sua impronta critica il significato di architettura, e descrive tramite vari concetti chiave le caratteristiche che una buona architettura deve possedere. Si inoltra nell'analisi dei lavoratori a lui coevi, quali sarti e artigiani proprio per capire come l'evoluzione stilistica stia procedendo verso un mondo che reputa l'ornamento qualcosa di inutile, di superfluo che fa perdere il concetto di bellezza all'occhio umano.

Libro molto scorrevole, a tratti divertente, che a un secolo di distanza offre molteplici spunti di riflessione sull’architettura, sull’arte ma anche sulla vita quotidiana di una società, quella viennese. I temi trattati sono i più disparati e vanno dalla costruzione di edifici di interesse pubblico sino all’assenza di cucchiaini nelle saliere dei ristoranti tedeschi passando per la scelta della biancheria intima più adatta all’uomo moderno. Descrive insomma usi e costumi della sua Vienna usando sempre come termine di paragone, ma soprattutto come modello di modernità, le città inglesi e americane delle quali è completamente ossessionato. Parole nel vuoto, per la sua struttura, fatta di brevi pezzi conchiusi, di taglio spesso giornalistico, può essere considerato anche un libro da consultare, del quale gustare brevi assaggi di tanto in tanto, al pari degli scritti aforistici del suo grande amico Karl Kraus, raccolti sempre da Adelphi in Detti e contraddetti. Ne uscirà sempre l'immagine di un precursore dei tempi, sicuramente minoritario e poco compreso dai suoi contemporanei, ma che ha saputo incardinare uno dei dibattiti che sarebbero stati centrali nell'evoluzione dell'architettura e del design del XX secolo, e in cui siamo ancora pienamente immersi: quello del rapporto tra forma e funzione. Loos aveva una posizione precisa, che - al netto dell'acritica venerazione per la civiltà anglosassone - mi sento di condividere appieno. Consigliato a chi si interessa di architettura.

“Parole nel Vuoto” è una raccolta di 45 saggi e articoli scritta dall'architetto viennese Adolf Loos, di cui 21 testi sono stati redatti tra il 1898 al 1900 e sono contenuti in “Parole nel Vuoto”, e gli altri 24 tra il 1900 al 1930, contenuti in “Nonostante Tutto”. La sottile ironia di tali contenuti è il tratto che contraddistingue il modo di scrivere di Loos e rappresenterà il filo conduttore della sua intera produzione, fortemente incentrata sulla volontà di impartire una svolta verso il moderno in Austria, non soltanto in architettura ma anche nelle diverse categorie di artigianato che risultano legate direttamente o indirettamente ad essa. Tali categorie, riconducibili alle arti applicate, vengono prese ad esempio per muovere una critica dura e convinta verso tutti gli anti-valori artistici dell'epoca, mossa anche dal punto di vista economico contro l’utilizzo dell’ornamento, visto come una perdita inutile di tempo, di materiali e di capitali, da eliminare per creare opere che Loos definisce moderne, libere dagli inutili fronzoli. Loos sottolinea più volte che all’interno delle abitazioni,tutti gli arredi che non siano mobili fissi a parete, debbano essere scelti dal proprietario e non dall’architetto, permettendo quindi di creare un luogo che sia chiaramente lo specchio della personalità del proprietario e non dell’architetto perché “la vostra casa cresca con voi e voi crescete con la vostra casa” . Il compito dell’architetto "deve essere quello di divenire il maestro per le vostre case, come chi vuole imparare a combattere ha bisogno di un maestro di scherma". Loos è per me il capostipite vero del movimento moderno, volto alla ricerca del bello in architettura attraverso un modo completamente nuovo : non creando architetture stravaganti che siano immediatamente notate ma qualcosa di raffinato che risulti anche in un certo senso “anonimo” a prima vista, perché come egli stesso suggerisce: “Si è veramente moderni quando non si dà nell’occhio”. "Parole nel vuoto" e' il primo libro che ci hanno fatto leggere alla Facoltà di Architettura ... e solo dopo qualche anno, riesco a capire perchè. Un libro che apre la mente ed il cuore e che consiglio a tutti!