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Lettera sul suicidio. Testo latino a fronte
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Lettera sul suicidio. Testo latino a fronte - Lucio Anneo Seneca,Publio Cornelio Tacito,Plinio il Giovane - copertina
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Lettera sul suicidio. Testo latino a fronte

Descrizione


Nelle "Epistulae ad Lucilium" di Seneca si alternano lettere più brevi e altre che si configurano come brevi trattati sotto forma epistolare. Tra queste ultime spicca la lettera 70, piuttosto corposa con i suoi ventuno paragrafi, che sviscera l'idea, tipicamente stoica, secondo la quale la vita non è sempre, di per se stessa, degna di essere vissuta. Anzi, secondo la concezione etica tipica dell'élite romana, fortemente intrisa di stoicismo, ognuno è libero e deve sapere porre fine alla propria esistenza in una serie ben precisa di circostanze: quando, per esempio, si è afflitti da una malattia incurabile, nel caso del "taedium vitae" (espressione che potremmo quasi far corrispondere al moderno concetto di «depressione») o in tutti i casi in cui la dignità dell'individuo, o la sua libertà, sono definitivamente e senza speranza minacciate o stroncate. Questo aspetto dell'autodeterminazione del saggio - uno dei punti di divergenza più interessanti tra la filosofia stoica e il cristianesimo, per tanti altri versi invece assimilabili -, si rivela di grande attualità anche nell'odierno dibattito etico-politico.
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Dettagli

EDB
2018
12 luglio 2018
148 p., Brossura
9788810567852

Conosci l'autore

Lucio Anneo Seneca

(per distinguerlo dal figlio filosofo) (Córdoba 55 ca a.C. - Roma 40 ca d.C.) scrittore latino. Di famiglia equestre, soggiornò giovanissimo a Roma, ove ebbe modo di ascoltare i maggiori oratori, e vi rientrò poi in età matura con la famiglia. Scrisse un’opera di storia contemporanea, andata perduta, e una raccolta di Controversiae (ce ne sono giunti 5 libri su 10) e Suasoriae (1 libro su 2) il cui titolo d’insieme era: Oratorum sententiae, divisiones, colores. Si tratta di declamazioni tenute da illustri oratori e maestri di retorica, di genere rispettivamente giudiziario (su fatti immaginari della vita quotidiana) e deliberativo (su temi del mito e della storia), ricordate dalla prodigiosa memoria di S.

Plinio il Giovane

(Como 61 o 62-112 o 113 d.C.) scrittore latino. Suo primo maestro fu lo zio materno Plinio il Vecchio, che nel testamento lo nominò figlio adottivo e gli diede il nome con cui è noto. A Roma, dove si trasferì giovanissimo, ebbe un’educazione accurata sotto la guida di Quintiliano e del retore Nicete di Smirne. Avvocato di grande successo, percorse con facilità, come il condiscepolo e amico Tacito, tutte le tappe del cursus honorum sotto Domiziano: questore nel 91, tribuno della plebe nel 92, pretore nel 95. Morto Domiziano, fu consul suffectus nel 100 sotto Traiano: in quell’occasione pronunciò, e poi scrisse ampliandolo, il Panegirico a Traiano. Subito dopo venne inviato come legato imperiale nella provincia di Bitinia-Ponto, dove probabilmente morì un paio di anni più tardi.Nulla è pervenuto...

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