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Anno edizione: 2019
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Due storie – una personale e una collettiva – si intrecciano per scolpire il ritratto di una società, per svelare quanto la violenza sia parte della natura umana, e forse del destino di un intero continente.
Nel 1961 un gruppo di dominicani decide di uccidere in un agguato il dittatore Rafael Leónidas Trujillo, il «Caprone», padrone assoluto di Santo Domingo, violentatore e paternalista, che da trent'anni controlla le coscienze, i pensieri, i sogni dei cittadini... Molti anni dopo, Urania Cabral figlia dell'ex presidente del Senato Trujillo, professionista di successo, torna nella Santo Domingo che ha lasciato quattordicenne. Per chiudere i conti con un passato impossibile da rimuovere? Per vendicare torti e sofferenze? Per amore della sua terra, delle sue radici?
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Cercherò di spiegare il titolo di questa recensione. "La festa del caprone" è un romanzo complesso per diversi motivi. E' difficile entrarci, Vargas Llosa ci mette il suo tempo per entrare nel vivo della storia (il primo capitolo cattura immediatamente l'attenzione del lettore ma nei successivi la perde); è complesso perché non parla di un solo personaggio o di più personaggi ma tiene conto di un popolo intero; è complesso perché la storia è così cruda in certi punti che è quasi difficile affezionartici ma vai avanti perché speri in un finale migliore. Lo si trova? Sta a voi scoprirlo.
A circa trent'anni da un altro suo capolavoro (Conversazione...) Vargas Llosa torna ad occuparsi di storia latino-americana (nella fattispecie la Repubblica Dominicana e la caduta del dittatore Trujillo) e tira fuori un gran libro. Meno sperimentale nello stile rispetto a quello ambientato in Perù, ci consegna comunque una prova di grande maestria portando avanti tre storie in parallelo (il dittatore, i congiurati e la figlia di un alto esponente del regime che a distanza di anni ritorna nella terra natia in cerca di pace...o di vendetta) senza mai perdere la tensione narrativa,riordinando via via tutti i tasselli e lasciando in sospeso - come un vero mago del racconto - la storia più efferata, a cui dedica l'ultimo capitolo. Volendo condensare il senso del libro si potrebbe dire che è una grande analisi delle degenerazioni del potere,materiale fornito in grande quantità presso quelle latitudini.
Per comprendere in modo lampante quale sua la differenza tra grande letteratura e letteratura di intrattenimento basta leggere questo libro, e non è un caso se il suo autore è stato insignito del premio Nobel! Con una prosa protente Llosa riesce ad essere avvincente pur raccontando una vicenda nota e dall'esito conosciuto. Notevole l'introspezione psicologica dei personaggi, mai banalizzati in modo manicheo tra buoni e cattivi. Un gioco ad incastro che con vari flash back conduce il lettore in una Santo Domingo assai meno oleografica di quella a cui siamo abituati a pensare.
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