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Anno edizione: 2019
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Anno edizione: 2017
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Roma è nelle mani di un killer capace di dare forma al buio.
Le sue folli tenebre prendono vita nel rito dell'uccisione, le sue terribili visioni si trasformano in realtà tramite le sue vittime. Perché il mostro non si limita a uccidere: lui plasma, mette in posa, trasfigura ognuna delle sue prede in una creatura mitologica. Lasciando soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo. Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, non è più l'uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall'abisso. Mentre nuove opere di quello che la stampa ha già ribattezzato «lo Scultore» compaiono nell'oscura, incantata Casina delle Civette a Villa Torlonia, nel vecchio giardino zoologico e nell'intrico della rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in servizio e messo di fronte a quella che si dimostrerà come la sfida più angosciante e letale della sua carriera. O addirittura della sua vita.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Anche questo volume come il primo è teso ed avvincente. Le location cupe misteriose fanno da sfondo ad un buon thriller che non delude chi ha amato il primo romanzo di quest’ autore.
"È una lettura coinvolgente", questo è ciò che mi sento di dire subito per descrivere "La forma del buio" di Mirko Zilahy, un autore italiano che ritengo di tenere sotto osservazione. L'ho scoperto per caso ed è stata una piacevole scoperta. E' la sua seconda opera, il seguito di "E' così che si uccide" che purtroppo mi sono persa ma che leggerò sicuramente. Il romanzo è ben scritto, i dialoghi sono serrati e la tensione è sempre in scena. Lo stile di Zilahy è particolare, il linguaggio è elegante, preciso e ricercato nel descrivere ogni scena, dalla più macabra alla più "domestica", e nel rappresentare sia l'umanità e la normalità di alcuni personaggi, sia la follia e il buio che caratterizza il serial killer.
Storia avvincente e di gran ritmo. Mi hanno colpito i personaggi tutti, in particolare il protagonista, Mancini... Non il solito "sbirro" accecato dal lavoro e dalla risoluzione del caso di turno, ma un uomo vero, con tutto il suo passato, le sue fobie, i suoi piccoli tic. Un Uomo in cui riconoscersi. Zilahy dà voce non solo ai più reconditi pensieri di ognuno di noi, ma ai luoghi, alle atmosfere. Pensavo che thriller significasse solo sangue che schizza da tutte le parti, Zilahy mi ha fatto capire che posso trovare la tensione anche solo "ascoltando" il ticchettio di un pendolo che, improvviso, si blocca. Grande!
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