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Anno edizione: 2018
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Finalista Premio Strega 2019, proposto da Pierluigi Battista
Finalista premio Intersezioni. Italia-Russia 2019
Una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l'esistenza di una donna.
«Un padre sceglie di andarsene per sempre. E la sua scomparsa volontaria, ancora più della morte, mina la vita della figlia. Nadia Terranova sa nominare il dolore con la precisione chirurgica di chi lo conosce. E non lo teme più» - Robinson, La Repubblica
"Fra il tramonto e la cena, l'assenza di mio padre tornava a visitarmi. Aprivo il balcone sperando che il temporale filtrasse dai soffitti e squarciasse le crepe sul muro, supplicavo la tramontana di trasformarsi in uragano e rovesciare in terra l'orologio e le sedie, all'aria il letto, i cuscini, le lenzuola. Non vuoi sapere che sono diventata grande, non ti interessa?, chiedevo, e nessuno rispondeva"
Una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l'esistenza di una donna. Che solo riattraversando la propria storia potrà davvero liberarsene. Nadia Terranova racconta l'ossessione di una perdita, quel corpo a corpo con il passato che ci rende tutti dei sopravvissuti, ciascuno alla propria battaglia. Ida è appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l'ha richiamata in vista della ristrutturazione dell'appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l'ha segnata quando era solo una ragazzina. Ventitre anni prima suo padre è scomparso. Non è morto: semplicemente una mattina è andato via e non è piú tornato. Sulla mancanza di quel padre si sono imperniati i silenzi feroci con la madre, il senso di un'identità fondata sull'anomalia, persino il rapporto con il marito, salvezza e naufragio insieme. Specchiandosi nell'assenza del corpo paterno, Ida è diventata donna nel dominio della paura e nel sospetto verso ogni forma di desiderio. Ma ora che la casa d'infanzia la assedia con i suoi fantasmi, lei deve trovare un modo per spezzare il sortilegio e far uscire il padre di scena.
Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Devo dire che mi aspettavo di più da questo romanzo, prevenuto com'ero da ottime recensioni. E invece il tema del rapporto della protagonista con la sparizione del padre, dopo un periodo di depressione e autoisolamento mi pare tirato un po' troppo per le lunghe e trattato con uno schematismo eccessivo. Forse più interessante il personaggio della madre, che porta le ferite della scomparsa con maggiore ambiguità. Quanto alla quasi amicizia della protagonista con il giovane muratore mi pare non bene integrata con il resto della storia e narrata con un po' di retorica. Se invece di un romanzo l'autrice avesse optato per un racconto, più conciso e affilato, il risultato sarebbe stato superiore.
libro molto particolare che consiglio di leggere in determinati momenti di vita . Il tema della scomparsa viene affrontato in una maniera particolare e tutta da scoprire.
La trama ruota intorno all’improvvisa scomparsa di un padre in preda ad una acuta depressione, al dolore di una figlia che porta dentro di sé il senso di colpa per un inaspettato allontanamento vissuto ora come un abbandono voluto, ora come un improbabile rapimento senza alcuna richiesta di riscatto, ora come la ricerca di una morte desiderata in silenzio nella solitudine di un rapporto familiare incapace di parole e di ascolto. Ma la sofferenza non si tocca, si percepisce faticosamente tra le righe, attraverso il racconto di Ida che torna a Messina nella casa di famiglia per aiutare la madre a liberare gli armadi dalle vecchie cose, ormai inutilizzate da tempo, prima di metterla in vendita. E qui la donna cerca di rivivere il passato scavando nelle pieghe più recondite della propria intimità sigillata da tempo in una scatola rossa riposta in un cassetto, apparentemente dimenticato. Nella prima parte del romanzo Ida insiste sul suo attuale lavoro; quello di scrivere per la radio “finte storie vere” e la finzione è un tema ricorrente che coinvolge lei e la madre con cui non riesce a dialogare. Fingere, nascondere a sé stessi e agli altri è diventata un’arte in cui una moglie e una figlia hanno saputo mostrare abilità. Fingono perché si vergognano dell’improvvisa scomparsa del marito e del padre, di cui si sentono colpevoli, ma soprattutto temono di poter essere accusate di una colpa che hanno saputo occultare tra le mura domestiche. Chiarificatrice è la frase con cui Ida presenta sé stessa adolescente insieme alla madre davanti al televisore “ ferme come sopramobili…prese dalla nostra finzione di compostezza”. La finzione, la diffidenza sono gli elementi che catalizzano le due donne, personaggi sfuggenti anche se la narrazione in prima persona dovrebbe mettere a fuoco, attraverso i ricordi, gioie e sofferenze di momenti ormai trascorsi ma che hanno lasciato un segno. Invece questa ragazzina, ora donna, non prende mai corpo e rimane senza volto, senza fisicità. Con la frase, ripetuta più volte nell’arco della narrazione, “se succede al corpo non è successo davvero” si avverte a pieno la negazione della fisicità, di ciò che si vede e si sente addosso, sulla pelle. È vero solo ciò che è dentro di noi, nascosto, sigillato in una scatola dentro un cassetto. Tutti i personaggi sono poco delineati, ragazzi e ragazze, uomini e donne mancano di forza espressiva, rimangono nell’ombra, non vogliono vedere, preferiscono ignorare la realtà. Non riescono a farsi sentire perché tutta la narrazione nei suoi ritmi e nella cura della parola li avvolge in una sottile nebbia che non permette di focalizzare forme e colori. In questo continuo nascondersi e non uscire mai allo scoperto, in questo mondo ovattato anche la storia di Nikos, un personaggio apparentemente secondario, non riesce a calare la narrazione nella cruda drammaticità di una tragedia inaspettata. Il romanzo sembra non decollare mai e si rimane sempre in attesa. Solo Messina si fa sentire, è viva, presente in tutti i suoi angoli, anche quelli più reconditi. La città ha un corpo possente che cambia nel tempo, ma lascia i segni del passato chiari e visibili.
Recensioni
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