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Nuvole nere, cariche di pioggia, che rovinano una giornata di sole. Nuvole nere, presagio di maltempo, che mandano all’aria programmi, piani, progetti. Nuvole nere, che portano tempesta, e vanno via come se nulla fosse accaduto. “Come nuvole nere” è il nuovo lavoro letterario di Raffaele Sardo, per i tipi di Melampo Editore, che sulla scia dei precedenti “La Bestia” e “Al di là della notte” prosegue nel cammino di memoria ed impegno civile nella divulgazione delle storie di vittime innocenti di camorra, del terrorismo e del dovere. In questo lavoro Sardo ci restituisce 22 ritratti di altrettanti uomini e donne coraggiosi, di famiglie il più delle volte lasciate sole che, dopo l’iniziale dolore e sconcerto, hanno raccolto il testimone dei loro cari che non ci sono più trasformando lo strazio e la sofferenza in impegno. Impegno di resistenza civile, impegno di raccontare, impegno di non rendere vano un sacrificio così estremo. “Come nuvole nere” è uno di quei libri da non leggere tutto d’un fiato. Sono quei volumi che vanno tenuti sul tavolo o sul comodino. Si legge una storia alla volta, si fa amicizia coi personaggi e coi suoi familiari. Si partecipa allo strazio della morte violenta e al dolore che, inesorabile, perseguita i parenti. Spesso si gioisce per la pianta che cresce dal seme del sacrificio. Ma è pur sempre un riso amaro… Storia dopo storia ne viene fuori una Campania inquieta e violenta. È il racconto di una storia contemporanea attraverso gli occhi e la memoria di chi ne è stato travolto: giornalisti, magistrati, poliziotti, guardie carcerarie e semplici cittadini, prima vittime di fatti tragici, poi infangati o dimenticati. Storie di vittime innocenti della camorra, del terrorismo, del dovere. Storie di uomini coraggiosi. Un libro crudo e partecipe, che narra la quotidianità della violenza e canta la normalità delle sue vittime, sottraendole sia all’oblio, sia alla retorica del martirio. E che non può lasciarci indifferenti. Fra i personaggi si parla, fra gli altri, di Giancarlo Siani colpevole solo di essere un “giornalista, giornalista”, dell’imprenditore Mario Diana, del poliziotto Antonio Marino, di Mena Morlando e di tante altre vite stroncate da quelle nuvole nere, che portano tempesta, e vanno via come se nulla fosse accaduto.
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