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Anno edizione: 2021
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È il dolore, un dolore perfetto, il fil rouge che lega quattro generazioni di due famiglie tra i colli della Toscana. Il dolore, di volta in volta, per gli ideali spezzati, per l'amore perduto, la libertà calpestata, la nostalgia feroce, il distacco e la perdita. Un romanzo che racconta la storia di un cinquantennio d'Italia attraverso le vite, e le morti, di una famiglia di contadini anarchici e una di commercianti reazionari. Con i loro conflitti e i loro legami d'amore, con un fluire del tempo che sembra più una spirale, destinata a legare e reiterare ancora, e ancora, i loro destini, al di là del tempo. Mentre, sullo sfondo ma lasciando ferite tangibili e, ovviamente, dolorose, l'Italia attraversa i suoi anni più drammatici. Un romanzo che ho amato e divorato per il modo superbo in cui l'autore mi ha fatto entrare nel mondo che racconta. La vividezza con cui dona un' anima alla luminosa campagna delle paludi toscane a cavallo della bonifica, il registro tra l'onirico e il drammatico con cui, come già sapevo, ricama con le parole avanti e indietro sulle pagine. Ma che, allo stesso tempo, mi lascia con una profonda sensazione di amarezza, per la forza con cui mi è arrivato quel dolore perfetto che permea le vite di tutti i protagonisti, quasi fosse l'unica e vera eredità da tramandarsi l'un l'altro.
Un vero capolavoro, uno di quei libri che restano per sempre nella mente. Una storia intensa, ricca di emozioni, di mistero, di forza: sembra quasi che l'autore si sieda con te, accanto al camino, e dia il via alla narrazione di una storia antica eppure vivida. L'opera ha vinto il Premio Strega, che direi sia più che meritato. Consigliamo a chi cerca una lettura di spessore e a chi ama i romanzi storici.
“Appena qualche attimo prima di morire, appoggiata al nocciòlo del giardino, l’Annina emerse dall’ombra in cui la sua mente si era nascosta da molti anni e, all’improvviso, in quei brevi istanti che la morte ancora le concesse, come se fosse in volo rivide la casa col pino e la Mena che pregava appoggiata a un angolo della madia, e di fronte alla Mena vide sua madre partorirla urlando di un dolore che le sembrò perfetto, e solo alla fine, quasi spiando, scorse la propria testa uscire da quel corpo rosso e gonfio dallo sforzo, e sentì per l’ultima volta l’odore di viole del suo fratello gemello che da dentro la pancia la spingeva nel mondo. Fu come un lampo, uno starnuto di una forza così intensa che l’Annina si dovette appoggiare con tutte e due le mani al nocciòlo per non cadere, e il suo ultimo respiro le uscì in una voce flebile, quasi un sussurro. <<Ma guarda…>> disse, sorpresa da quello spettacolo stupefacente. Poi lasciò che un sorriso le ammorbidisse la bocca, scivolò lentamente verso la base del tronco, e là si fermò per sempre. “ Di Riccarelli non avevo mai letto nulla, sapevo solo che era considerato un buon scrittore ed è stata proprio la sua recente scomparsa a indurmi a occuparmi di lui, a vedere se i giudizi ampiamente positivi di critici di rango rispondessero a verità, almeno secondo il mio metro di valutazione. Devo anche dire che nutrivo il timore che tanti elogi non fossero meritati, ma quando ho aperto questo libro e ho letto la prima pagina - che ho riportato integralmente sopra - ho provato nel contempo una grande gioia e un dolore perfetto. Una grande gioia perché mai mi era accaduto di trovarmi di fronte a una descrizione così semplice, ma al tempo stesso sublime, di una morte; un dolore perfetto per aver dubitato delle qualità di questo narratore, una sorta di rimorso per un uomo capace di scrivere in questo modo e già scomparso troppo presto. La figura di questa Annina che ha perso la memoria e la ritrova nel momento supremo, ricordandosi proprio della sua nascita, delinea in un arco di tempo brevissimo i due momenti salienti della vita di ogni essere umano: la sua comparsa sul mondo e la sua dipartita, due eventi che sono il recto e il verso di una stessa medaglia, la vita. È un destino, questo, che ci accomuna, ma è ciò che si è stati e si è fatto vivendo che lascia traccia di noi, e nelle storie di questo stupendo romanzo il ricordo è sempre presente, partendo, nella saga di due gruppi familiari, dall’Unità d’Italia per arrivare quasi ai giorni nostri, storie di individui che s’incrociano con la grande storia, che ne fanno parte, che contribuiscono a crearla. Alla famiglia del Maestro, ispirata da nobili ideali e da un profondo senso di libertà e di rispetto per la dignità di ogni uomo, si contrappone quella dei Bertorelli, commercianti di maiali, più inclini alla materialità, al guadagno e a un certo egoismo, piuttosto che alla solidarietà. Le vicende di queste due famiglie procedono parallele per un certo periodo di tempo, ma poi accade che, con un matrimonio, si incrocino, e sullo sfondo troviamo i grandi fatti, i moti popolari del 1900, le cannonate di Bava Beccaris, la prima guerra mondiale, l’epidemia di febbre spagnola, l’avvento del fascismo, il secondo grande conflitto, l’occupazione tedesca, la resistenza, il difficile dopoguerra. Nelle storie di queste due stirpi si legge la storia d’Italia, si legge con piacere, perché non ha il carattere didattico e spesso impietoso dei saggi, secondo un metodo che ha solo un precedente, lo stupendo Cuore di pietra, di Sebastiano Vassalli. Noi ritroveremo così anche le nostre radici nelle vicende di queste due famiglie, segnate da fatti luttuosi, ma anche da grandi gioie, una serie di accadimenti che incalzano in una narrazione sospesa fra un realismo esemplare e un immaginario fiabesco, perfettamente integrati, capaci di far sognare quando la realtà è troppo brutta, insostenibile, smorzando i toni, svelenendo l’orrore di tanti eventi tragici. Riccarelli ha una grande leggerezza - ma meglio sarebbe dire delicatezza - nello scrivere, frutto anche di una notevole sensibilità che si riflette nei tanti personaggi, nelle loro gioie, nei loro dolori. E al riguardo cos’è il dolore perfetto? È quello del Maestro che pensa alle ingiustizie del mondo oppure quello di quando va incontro alla morte con la forza solo dei suoi ideali, è quello di Rosa che accomuna la violenza insensibile sul maiale ammazzato a quella con cui il marito consuma il matrimonio, solo per fare degli esempi. Il dolore perfetto sarà anche quello che vi avvolgerà leggendo della morte di non pochi protagonisti vissuti solo per testimoniare il loro ideale di libertà, ma sarà anche quello che vi prenderà, giunti all’ultima pagina, consapevoli che non ve ne sono altre di questo capolavoro che tiene avvinti dall’inizio alla fine, scatenando un’ondata emozionale da cui è difficile sottrarsi.
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