L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Di origine ed educazione altoborghese, nevrotico, tossicomane e tossicologo, accusato di uxoricidio, di uso e spaccio di droghe, William Burroughs, capostipite della beat generation, si differenzia dagli altri scrittori dediti agli stupefacenti per la fredda, impassibile obiettività scientifica con le varie droghe, dalla morfina allo yagè, che favorisce i fenomeni telepatici. La scimmia sulla schiena riflette queste esperienze con un linguaggio di crudele precisione e colloca il suo autore, anarchico e “immoralista”, nel grande filone di denuncia e di protesta.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi sono chiesto spesso perchè non abbia mai provato seriamente alcuna droga: forse perchè non avevo i soldi, o non avevo amici che me l'hanno procurata. Ciò mi ha permesso di non diventare malato di tossicodipendenza, come l'autore ci spiega raccontandoci le sue esperienze in questo libro. E' una malattia che colpisce per caso se ti trovi a contatto con la droga, e non ti lascia più. Come tale va curata, e non certo con la criminalizzazione. Colpisce sopratutto nel racconto il tempo che l'autore spendeva per trovare la droga o per trovare i soldi per la droga: tutta la sua vita. Ma questo a casa del proibizionismo.
William Burroughs, padre della "beat generation", amico ed ispiratore di alcuni tra i più importanti ed influenti scrittori degli anni '50 e '60 americani come Jack Kerouac, Henry Miller e Allen Ginsberg solo per citarne alcuni, si racconta attraverso questo libro. Uno sguardo lucido, estremamente scientifico e crudelmente personale sulla tossicodipendenza, la sua "scimmia", come definisce il bisogno di droga nel momento dell'astinenza. Burroughs è un tossicodipendente, fa uso di eroina, codeina, morfina ed altre droghe ma non lo fa per il classico bisogno di fuga, non cerca nelle sostanze uno scampo od un rifugio: la sua è una visione puntuale e precisa, una descrizione dettagliata, dannatamente scientifica, una lucida esperienza della "geografia del dolore". Un antropologo dell'eroina, il suo è un resoconto preciso attraverso uno stile pulito, senza fronzoli, diretto e pericoloso, una visione nello stesso momento "ad personam" e sociologicamente di massa, uno sguardo crudele sull'America che stava iniziando a conoscere i movimenti artistici giovanili; un precursore, non uno sciamano della droga ma bensì uno scienziato di quest'ultima, uno sperimentatore, in un'epoca in cui l'eroina non era ancora una droga di e per la massa, ma bensì una dipendenza che interessava per lo più gli emarginati di una società che stava iniziando ad uscire dal guscio della guerra e del proibizionismo.
Deludente e poco scorrevole. Borroughs certamente famoso per la sua ricerca spasmodica di nuove droghe, scrive una sua biografia, lenta, fiacca, priva di ogni sorta di scossa emotiva. Fatica dall'inizio alla fine, nel trovare una giusta forma. Ad onore del vero, racconta minuziosamente ogni tipologia di droga e la corrispettiva preparazione, potrei definirlo un trattato sulle droghe. Assolutamente al di sotto delle aspettative. Peccato purtroppo.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore