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Anno edizione: 2004
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Il protagonista della storia è Eguchi, giovane anziano che, sotto consiglio di un amico, fa visita ad una locanda gestita da una donna minuta. Qui, gli uomini pagano per dormire vicino a delle giovani vergini, ignare di quello che le succede perché sotto l'effetto di un potente sonnifero. Regole della locanda: non toccare, non violare. Eguchi dichiara di essere sessualmente attivo, il suo scopo dunque non è quello di approfittarsi di una delle ragazze, ma quello di rivivere, tramite la loro pelle bianca e morbida, il loro profumo dolce -quasi simile a quello del latte- la loro bellezza incontaminata, le curve del loro corpo; la sua giovinezza, gli episodi amorosi della sua giovinezza. Di questo racconto ho apprezzato in particolare una frase, che mi è servita a dare un senso a tutta la storia: «i vecchi verosimilmente non avevano un Budda innanzi a cui inginocchiarsi e pregare. Stringendosi al petto le nude bellezze, versavano fredde lacrime, si abbandonavano al pianto e quand’anche urlassero le ragazze non ne sapevano nulla, non si svegliavano neppure. I vecchi non dovevano così provare vergogna o umiliazione. Si pentivano e si rattristavano in completa libertà. Sotto tale aspetto le “bellezze addormentate” non erano forse qualcosa di simile a Budda? Ed erano corpi vivi. La giovane pelle e il profumo delle ragazze erano forse perdono e consolazione per quei poveri vecchi». Trovo che tutto il peso del libro gravi su questo piccolo particolare, un Budda. Per concludere, la scrittura l'ho trovata elegante, raffinata e precisa, ma la storia non mi ha lasciato niente.
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