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Secondo album de Le luci della centrale elettrica, questo disco è stato spesso bistrattato in quanto ritenuto troppo simile al precedente Canzoni da spiaggia deturpata. In realtà sebbene ci sia una continuità stilistica ed emotiva, questo è perché il disco è uscito appena due anni dopo, nel 2010. Vasco Brondi riesce ancora una volta a sintetizzare un preciso ambiente post-industriale e post-politico, quello della penisola italiana dopo il 2000 e lo fa con molta poeticità e partecipazione, ma anche con impegno politico. Nella musica ci sono echi delle collaborazioni con Massimo Volume, Mariposa e Afterhours anche se lo stile vascobrondiano è sempre molto riconoscibile. Un disco che era completamente nel suo tempo e che ahimé non è passato per niente di moda, dato il perdurare della precarietà politica e sentimentale. Da ascoltare.
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