Vai mo'

Dopo il folgorante esordio dell’album “Terra mia”, già dal successivo disco e ancor più con “Nero a metà” e “Vai Mo’ ”, uno tra gli album più ispirati e riusciti, Pino Daniele porta a compimento la ricerca progressiva di una compiuta sintesi e di una mediazione tra il linguaggio della melodia partenopea e il blues, completando infine tale operazione con “Bella ‘mbriana”. Come accade negli altri dischi menzionati, in “Vai Mo’ “ tale impasto si crea in modo pieno e compiuto, anche grazie alla scelta del blues come stile musicale adatto per esprimere canzoni di speranza, disillusione, protesta e linguaggio musicale conforme per affrontare argomenti che scaturiscano da una realtà sociale e civile contraddittoria e difficile. Al tempo stesso, l’ispirazione di base del disco, il suo retroterra musicale e creativo e il background culturale ed artistico sono un segnale della forte vitalità del panorama napoletano dell’epoca, poiché attingono al grande fermento creativo e alla fioritura dei gruppi musicali e realtà artistiche che alimentarono il Naples Power, a cavallo fra gli anni ’70 e i primi anni ’80. Fu un laboratorio musicale di grande livello, tra jazz, blues, aggancio stretto alla tradizione della melodia napoletana e al tempo stesso suo rinnovamento con l’innesto di linguaggi adatti alla situazione in fermento e in cambiamento durante anni controversi, sospesi fra gli ultimi sussulti della stagione dell’impegno e l’imminente inizio del riflusso. Daniele porta avanti questo tipo di impasto e di operazione artistica e musicale con grande originalità, con esiti di indubbio fascino e assolutamente convincenti, che ne fanno uno tra i cantautori più stimolanti e importanti del nostro panorama: senz’altro un grande artista, che ha lasciato un segno profondo nella storia musicale e culturale italiana. Per fortuna la sua figura è stata di recente riportata in auge nella memoria nell’ultimo film-documentario dal titolo “Il tempo resterà”. Profonda è l’emozione che si prova ascoltando ancor oggi dischi come “Vai Mo’ “ assieme agli altri citati all’inizio, che non a caso sono divenuti leggendari nella nostra musica: le corrispondenti vicende artistiche e musicali che ne fecero da sfondo alla realizzazione sono fra le altre cose raccontate nel film citato e nel bel libro di Marcella Russano (“Nero a metà. Pino Daniele, storia di una straordinaria rivoluzione blues”) pubblicato due anni fa quasi in coincidenza con la scomparsa dell’artista. Prova del fermento artistico e musicale di cui l’album fu espressione fu uno dei tour promozionali che hanno avuto più successo nella musica italiana, premiato oltre che dalla critica e da numerosi riconoscimenti, dalla grande partecipazione e vasto consenso di pubblico, culminati nel mitico concerto di Piazza Plebiscito a Napoli che riunì il 19 settembre 1981 fino a 200.000 persone. Merito di tutto ciò risiede non solo in un complessivo stato di grazia artistico, come mostra la qualità delle canzoni e dei brani, ma anche nella forza di un organico musicale di assoluto ed eccelso livello, composto da alcuni fra i musicisti più rappresentativi della scena musicale partenopea di quel periodo e tra i più significativi in ambito nazionale, che hanno contribuito a scrivere una fra le pagine migliori nella storia della nostra canzone. In “Vai Mo’ “ sono tutti anch’essi nel pieno delle loro risorse e della loro creatività e danno vita ad una squadra compatta, ben amalgamata al suo interno, ferme restando le differenze e le specificità formative di ognuno, in uno stato di grande affiatamento e di straordinaria intesa. Grande è stato perciò anche il loro contributo alla riuscita e successo del disco (e della tournée dal vivo): da Rino Zurzolo al basso a Joe Amoruso alle tastiere. Su tutti spiccano il sax suadente e di grande emozione di James Senese, la vivacità, esuberanza creativa e spumeggiante ricchezza della sezione ritmica che ha in Toni Esposito e Tullio De Piscopo le pietre miliari. Tali musicisti unici composero la leggendaria formazione nota come Supergruppo, purtroppo destinata a sciogliersi di lì a poco dopo l’esaltante esperienza dell’album e del tour dal vivo, ma riunita di nuovo da Pino Daniele in anni successivi e più recenti della sua attività discografica e live. “Vai Mo’ “ è insomma un capolavoro classico che scalda il cuore e l’anima, in cui sia i fans di Pino e del genere musicale specifico che in generale gli amanti della bella musica potranno trovare motivi di emozione profonda. Come sempre, si ha l’imbarazzo della scelta per la selezione delle canzoni migliori, ma fra le altre non sono da dimenticare: la splendida cavalcata blues in ritmo un po’ sincopato di “Yes I know my way”, quasi un inno evergreen nel suo genere e uno tra i brani chiave della fusion musicale ed artistica di blues e di una corrispondente lingua mista fra dialetto ed echi anglofoni; o “Viento ‘e terra” con la sua ritmica e l’assolo di chitarra che anticipa futuri scenari quasi afro, che saranno poi ripresi da Daniele in una delle numerose fasi artistiche e creative che hanno contraddistinto la sua attività. Un disco prodotto, come si dice proprio in quel brano, da un vento “che dal sud arriva e ti tiene sveglio”: il vento di Napoli, tradizionale crocevia di influssi eterogenei e fucina carica di vitalità culturale, che da sempre ne fanno una delle capitali culturali maggiori e più vivaci del nostro paese.

Nero a metà è del 1980 Il terzo album di Daniele, che ne ha consacrato il talento, è classificato dalla rivista Rolling Stone al diciassettesimo posto dei 100 album più belli di sempre della musica italiana. Nero a Metà ha segnato una svolta non solo nella nuova canzone napoletana, ma soprattutto nella musica italiana, che si apriva per la prima volta al blues e al funky, generi da noi sempre di nicchia. L'album è dedicato a Mario Musella, il cantante degli Showmen, scomparso poco prima della pubblicazione del disco. Musella fu definito da Pino Daniele “Nero a metà” in quanto figlio di madre napoletana e di padre americano

Bellissimo!