Case di vetro. Le indagini del commissario Armand Gamache

Libro per nulla avvincente con divagazioni sul passato dei protagonisti quasi ridicole. Un libro che ti penti di aver comprato

“Case di vetro” è stato il primo libro che ho letto della serie di Gamache; col senno di poi, non è probabilmente nemmeno il mio preferito ma è quello che sicuramente ha avuto il merito di farmi affittare un caldo cottage nel paesino sperduto di Three Pines. Almeno una volta l’anno (centellino i libri, aspettando a gloria che Einaudi pubblichi anche i primi racconti) cerco di partire per qualche giorno nel freddo Canada per ritrovare i miei cari vecchi amici. Il potere di questo libro (e di questa serie in generale) è proprio quello di teletrasportarti in questo universo parallelo vivo, pulsante e ricco di personaggi che sembrano vivere di vita propria. La storia è godibilissima anche senza aver letto i romanzi precedenti e il fatto che si accenni spesso a eventi accaduti nei libri prima non pregiudica ne la capacità di entrare in contatto coi personaggi ne la comprensione degli eventi. La scrittura è delicata e rende i personaggi molto umani e affascinanti, primo su tutti il protagonista Armand Gamache. Libro/i assolutamente consigliato/i

Faccio fatica a valutarlo. Stimoli e riflessioni ne propone, ma nell’insieme mi lascia perplessa. Parla della dipendenza e delle droghe in maniera tragica: nonostante si tratti di problemi reali mi sembra che l’autrice ne abbia il terrore e che li presenti in modo da terrorizzare. La cosa mi infastidisce, così come in altri casi mi hanno infastidito gli autori che ne sottovalutano la problematicità. Ha una visione del mondo davvero manichea, in cui da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi.