Il sottotitolo del libro pone in evidenza il margine e la distanza tra uno strumento come il cinema, mezzo espressivo nato nel Novecento, e il sacrificio, concetto di portata universale e millenaria. Quello che possono avere in comune e quello che invece li separa risiede tutto in quel limite, in quell'incertezza formale, che è nota dissonante, un'apposizione non rigorosa, una sbavatura sulla tesa superficie della razionalità critica e dimostrativa. Il metodo di Tarkovskij è giocato sul confine tra il pensato e l'impensato: addentrarsi nei paesaggi acquatici o lunari, rovistare tra i rifiuti di periferie suburbane o camminare in una radura intorno a una casa in fiamme. Queste sono le visionarie realtà che attendono lo spettatore in un processo infinito di rimandi. Attraverso un percorso di rara potenza narrativa, il cinema del sacrificio si snoda in sei opere di estrema finezza formale: il volume vuole essere una riflessione, uno specchio concettuale dell'opera tarkovskiana, nel continuum della ricerca che inquieta cammina sul ciglio della strada. Prefazione di Paolo Jachia.
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Anno edizione:2018
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