Molte forse anche troppe aspettative per questo libro che, seppur riporti alcune delle tradizioni della cultura ebraica interessanti, presenta delle difficoltà nello scorrimento della lettura. Personaggi complessi che forse per essere apprezzati sarebbero dovuti essere caratterizzati meglio, come anche l'evoluzione della storia stessa che diventa quasi prevedibile a circa metà lettura. Voto 2/5
I biscotti salati di nonna Sultana
Con uno stile immaginifico e poetico, Dan Benaya Seri conduce il lettore nell'atmosfera popolare di una Gerusalemme scomparsa, dove, nel quartiere bucariota, il tempo è scandito da Elkotzer il lattaio che sveglia la gente alla preghiera, dall'arrivo del chamsìn, il vento caldo del deserto, e dalle feste del calendario ebraico. Però sono gli occhi malati di nonna Sultana, memoria incerta di una realtà perduta, a dare senso e continuità alla storia che tra tabù, equivoci, istinti e pregiudizi ancestrali sembra procedere leggera e semplice come la vita dei suoi protagonisti. Ma questo microcosmo cela anche i germi di una tragedia che neppure nonna Sultana riuscirà a evitare.
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Anno edizione:2004
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Rachele Gresta 04 febbraio 2021
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Libro duro, in cui la vita della comunità e della famiglia si dipana tra ignoranza, povertà e superstizione. Gli uomini sembrano completamente estranei al mondo della vita famigliare, persi ora nel rimpianto della prima moglie amatissima, ora dagli incubi di una donna inesistente ora dalla demenza. Delle tre donne mamma Zohara è certamente la più tormentata, aggrappata alla volontà di non rendersi conto della deformità e dei problemi del figlio. Questo atteggiamento inasprisce i rapporti e condiziona negativamente tutta la vita della famiglia: manca la luce, la luce della fede, della gioia. Anche le pratiche religiose sono ridotte a pura superstizione. Clara è ingenua, limitata, praticamente succube della suocera, senza un briciolo di coscienza né di se stessa né della situazione. Nonna Sultana invece, pur nella sua cecità, che è solo fisica, è il collante, la memoria storica non solo della famiglia, ma anche dell’intera comunità, a stento integrate nel tessuto della città. I profumi della terra ma anche il vento del deserto fanno da contrappunto a questa storia, fatta soprattutto di ignoranza e pregiudizio.
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