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Dettagli

E/O
2022
18 maggio 2022
456 p., Brossura
La carte postale
9788833574776

Descrizione

Nel 2003 la madre di Anne Berest riceve una strana cartolina anonima sulla quale sono scritti soltanto quattro nomi, Ephraïm, Emma, Noémie e Jacques, ovvero i nonni e gli zii morti ad Auschwitz. Lì per lì pensa a uno scherzo di cattivo gusto, la mette in un cassetto e se la dimentica. Quasi vent'anni dopo, però, Anne Berest decide di scoprire chi l'abbia mandata. È l'inizio di un'indagine a ritroso nel tempo in cui Anne ricostruisce la storia della sua famiglia, ebrei russi approdati a Parigi dopo una rocambolesca fuga di mille chilometri per arrivare in Lettonia, dopo l'attraversamento di Polonia e Romania per andare a Costanza e imbarcarsi per la Palestina, e dopo il viaggio che dalla Palestina li porta in Francia nel 1929. Dieci anni di pace prima che la Francia sia invasa dalla furia nazista e la persecuzione degli ebrei diventi un incubo che avrà per quella famiglia un tragico epilogo. L'unica superstite è Myriam, la nonna di Anne, che ha sposato il figlio del pittore Francis Picabia e affronta gli anni dell'occupazione tedesca nascondendosi, servendosi di documenti falsi, varcando frontiere nel doppio fondo di un'automobile, militando nella Resistenza e rifugiandosi su uno sperduto altopiano della Provenza in cui si trova a convivere con il marito e con quello che sarà il secondo marito, e dove la lotta partigiana è organizzata dallo scrittore René Char. Alla fine, Anne scoprirà chi ha mandato la cartolina, ma la cosa non è importante quanto il risultato delle sue ricerche, che la porterà a capire cosa abbia significato essere ebrei durante il Novecento e cosa significhi oggi.

«La cartolina è arrivata nella nostra cassetta delle lettere insieme ai consueti biglietti di auguri natalizi. Non era firmata, l'autore aveva voluto restare anonimo. Da un lato c'era l'Opéra Garnier, dall'altro i nomi dei nonni e degli zii di mia madre morti ad Auschwitz nel 1942. Vent'anni dopo mi sono messa in testa di scoprire chi l'avesse mandata esplorando tutte le ipotesi che mi si aprivano davanti. Questo libro mi ha riportata cent'anni indietro. Ho ripercorso il destino romanzesco dei Rabinovitch, la loro fuga dalla Russia, il viaggio in Lettonia e poi in Palestina, e alla fine il loro arrivo a Parigi, con la guerra e i suoi drammi. Ho cercato di capire perché mia nonna Myriam sia stata l'unica a sfuggire alla deportazione e di chiarire i misteri di cui erano circondati i suoi due matrimoni. Il romanzo dei miei progenitori è anche una ricerca iniziatica sul significato della parola "ebreo" in una vita laica.» (Anne Berest)

Valutazioni e recensioni

4,7/5
Recensioni: 4/5
(3)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Un altro punto di vista sulla guerra. O meglio un altro momento, il dopo. A cu spesso non pensiamo, come se il passaggio dalla guerra alla pace fosse un on/off, e che invece ha ancora grandi drammi e difficili ricuciture

Recensioni: 5/5

Un libro che unisce due miei grandi interessi: la storia (in particolare l’olocausto) e le storie di indagine. Travolgente, non riuscivo a staccarmi dalle pagine che mi hanno trasportato per tutta Europa attraverso un secolo di vite. Toccante e avvolgente, incoraggia una riflessione sull’attualità e su cosa significhi sentirsi diverso nella propria nazione.

Recensioni: 5/5

La decisione di narrare la propria storia e quella della propria famiglia porta l'autrice a scrivere un romanzo in cui traspare l'autenticità dei sentimenti, diretto tanto ai lettori quanto a se stessa. Le indagini per scoprire il mittente di una misteriosa cartolina causano una reazione a catena che permette di aprire i cassetti dei ricordi e portare alla luce non solo una storia dolorosa, ma anche il vero significato di appartenere ad una etnia perseguitata. Un libro senza eccessivi sentimentalismi e senza orrori gratuiti ma ben documentato e soprattutto con una struttura molto concreta e un degno epilogo. Mi domando come un'opera così apprezzabile non abbia avuto la stessa pubblicità di tanti best seller editoriali che vengono presentati come capolavori e che si rivelano poi appartenere alla categoria dei cosiddetti libri "furbi", banali e di sicura presa sul grande pubblico. Anne Berest non cade in questa facile trappola e scrive qualcosa di veramente apprezzabile dove il coinvolgimento non è solo momentaneo ma è fonte di riflessione e di autentica consapevolezza.