E' stato proprio "La luna e i falò" a far nascere in me l'amore per la prosa e la poesia di Pavese. Autore tormentato che ha dato vita ai veri capolavori della letteratura italiana neorealista. Le trame apparentemente semplici si scontrano con la complessità di questo autore, che è sempre un piacere leggere e rileggere. Questo romanzo in particolare, offre al lettore la possibilità di immergersi in un modo primitivo, quello della terra d'origine di un uomo, che dopo aver cercato e trovato fortuna in America torna in Italia. L' Italia è ovviamente è quella del secondo dopoguerra; quella piena di macerie, soprattutto dell'animo. Il protagonista nel corso dei capitoli si perde nel raccontare la sua storia triste, per poi giungere ad una profonda consapevolezza: l'importanza della famiglia e del luogo d'origine. Consiglio la lettura, ma raccomando al lettore estrema cautela: Pavese crea dipendenza!
Come leggere «La luna e i falò» di Cesare Pavese
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Edizione:4
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Uno di quei libri immortali, non a caso considerato il capolavoro di Pavese, che restano dentro per sempre semplicemente perchè c'è 'un paese' in ognuno di noi, volenti o nolenti. Anguilla e la sua epopea, ma soprattutto quel suo tornare per meravigliare qualcuno che però non c'è più, la delusione di ottenere qualcosa di pur importante quando non importa più, ecco alcuni dei temi principali, oltre a quello classico del ritorno alle origini e la ricerca quasi spasmodica di radici che possano testimoniare d'esserci stati, d'aver vissuto... l'ho letto almeno sette volte, ogni volta ci ho scorto dentro qualcosa che m'era sfuggito la volta prima. Penso che questo fatto faccia la grandezza d'un libro, la scoperta senza fine... Amaro e reale fino all'autolesionismo, contiene tutta la filosofia di vita di un autore che ha saputo comunque interpretare i disagi e le ansie di molti e non a caso e' stato il libro conclusivo, il testamento di Pavese. Il libro tra quelli letti che ho più amato, assolutamente senza tempo.
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Il capolavoro finale del grande scrittore Cesare Pavese. Leggendo il libro è impossibile non immergersi in un'Italia contadina del secondo dopoguerra, nelle superstizioni della luna e dei falò a cui sono attribuiti (e talora ancora oggi) poteri straordinari. La luna e il faló racconta in modo semplice e commovente il dolore, la nostalgia e il divario interiore provato da chi si allontana dai proprio luoghi natii. Un libro senza tempo perché sempre attuale. C'è un equilibrio perfetto, una malinconia secca, come l'autunno che piomba sui ricordi del protagonista, sulle colline delle Langhe, sui morti che escono dalla terra come frutti marci della lotta di liberazione, che fa da sfondo, con il suo rumore di tragedia e sangue. Ci sono le vicende umane di personaggi indimenticabili, storti, zoppicanti, sconfitti, c'è quell'ineluttabile confine di paese che stringe ogni cosa a un misero destino di poche strade, vigne e feste patronali. C'è tutta la vita in questo pugno di pagine e una scrittura bellissima.
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