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Discorso della vecchia et nuova medicina nel quale si ragione delle cose ritrovate a nostri secoli & particolarmente dell'oro artificiale - copertina
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Discorso della vecchia et nuova medicina nel quale si ragione delle cose ritrovate a nostri secoli & particolarmente dell'oro artificiale
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Descrizione


In 8 (cm 15 x 21), pagine iniziali non numerate (4) + carte numerate 5-42 (i.e. 44 per errori di numerazione). Piccola gora e qualche forellino di tarlo al margine inferiore bianco degli ultimi fogli. Legatura in piena pergamena antica rimontata. Seconda edizione (edizione originale: 1590) di questa rara opera del medico Giovanni Bratti, nato a Capodistria e vissuto a Venezia, sulla moderna iatrochimica paracelsiana in cui l'A. ragiona in particolare dei preparati a base di oro artificiale (gia' nel 'De vita' di Ficino, questo metallo prezioso veniva indicato come componente fondamentale dei medicamenti). L'opera, di ascendenza alchemica, in realta' "costituisce una certa resa dei conti con l'alchimia medioevale. E' al medesimo tempo uno degli ultimi trattati aventi rapporto con l'alchimia prima della decisione del Consiglio dei Dieci di Venezia con cui con la massima severita' fu proibito di occuparsi di alchimia e di tenere qualsiasi strumento alchimistico nel territorio della Repubblica di San Marco (Cfr. "Pagine di storia della medicina", 1969, p. 30). Come rilevato da Giancarlo Zanier nel saggio "Il medico capodistriano Giovanni Bratti e la tradizione alchimistica italiana" (in "Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno"), la prima edizione dell'opera (1590) e questa differiscono per l'assenza (nella seconda) della dedica al signore Marco Bragadin di Cipro, mago e alchimista, fuggito a Venezia e poi in Baviera. Qui gli Inquisitori, sotto la minaccia della tortura, lo obbligarono a confessare che l'oro da lui fabbricato non era genuino e, proprio nel 1592, Bragadin venne decapitato. Quando ripubblico' l'opera in quell'anno, quindi, Bratti casso' la dedica a Bragadin rivolgendosi genericamente ai "benigni lettori" cosi' come e' assente ogni riferimento ossequioso ai teologi (Bratti riteneva che Bragadin fosse stato ucciso dal duca bavarese con la complicita' dei Gesuiti, da qui l'assenza del riferimento ai teologi). Si legge inoltre nell'opera un elogio della rinoplastica, uno dei fiori all'occhiello della medicina moderna. Bratti si riferisce ai criminali ai quali veniva tagliato il naso e scrive: "Ma havendo discorso in fin qui non posso lasciar a dietro quella lode de' nostri chirurgici somma, et immensa, che fu in trovar il modo di rifar altrui il naso tronco: il che da primi maestri dell'arte non solo lasciato fu intentato; ma del tutto riputato impossibile, che essendo tal parte di portione seminale non puo' naturalmente esser regenerata... Ma sia pur come si voglia tagliato ad altri il naso, ha trovato la novella medicina il modo di rifarlo secondo che scrive in un suo trattato di chirurgia il dottiss. Vessalio. E che diro' del modo di far le fontanelle con un liquor senza che altri senta pur minimo dolore?". Skamperle, Jereb, "Ars magna. Alkimija med mitom in znanostjo", 2003, p. 123. Mandelbrote, "The Practice of Reform in Health, Medicine, and Science, 15002000. Essays for Charles Webster", 2017, p. 66. Ziliotto, "Capodistria", 1910. p. 44. A. Wear, ?R. K. French, ?I. M. Lonie, "The Medical Renaissance of the Sixteenth Century", 1985, p. 116. "Librorum impressorum, qui in Museo Britannico adservantur, catalogus", 1813, vol. 1, p. 7. Bibliotheca medica Henrici Fuiren, 1659, p. 67. "The Chinese Medical Journal", 1947, vol. 65, p. 16.
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