Il canto del profeta

Il Booker Prize è un prestigioso premio letterario britannico che, lo scorso anno, mi ha fatto conoscere ed apprezzare "le sette lune di Maali Almeida" di uno scrittore dello Sri Lanka (S. Karunatilaka). Quest'anno il premio è stato assegnato all'irlandese Paul Lynch per questo romanzo interessante ma decisamente faticoso. Innanzi tutto la qualità editoriale è molto discutibile: qualità di carta e di stampa scadente e brutta copertina. La trama, distopica, si incentra sulle vicende di una famiglia (Stack) che, a Dublino, subisce le violenze di un regime di destra (National Alliance) che persegue il capofamiglia Larry (sindacalista) e lo arresta senza motivo. La moglie Eilish e i quattro figli lo attenderanno inutilmente mentre fuori accade ogni nefandezza e, finalmente, vi sono moti di strada e di liberazione. Che però generano altre violenze. L'unica soluzione è rappresentata dalla fuga, dall'esilio. Ma Eilish cerca di resistere fino a conseguenze drammatiche. Il punto forte del romanzo è costituito dalla descrizione del crescente disagio di fronte alla repressione e alla confusione della risposta altrettanto violenta, per cui il singolo individuo (interessante che si tratti di una donna e di una madre) non può che soccombere, nonostante ogni possibile sforzo. Il punto negativo è costituito dallo stile narrativo. Le vicende esterne, i sentimenti e le reazioni della protagonista si fondono con il suo dialogo a distanza con il marito. Il tutto senza distinguo in un plot che alla lunga diventa solo faticoso, nonostante l'iniziale fascino della novità di approccio. Quindi interessante per la tematica ma problematico per lo stile narrativo.