Compositore. Forse allievo di G. Legrenzi a Venezia, fu cantore e violoncellista in San Marco, maestro di cappella del duca di Mantova (1701-07), compositore di camera di re Carlo iii a Barcellona (1709), musico al servizio del principe Ruspoli a Roma (1709-11); dopo un breve soggiorno a Vienna, risiedette ancora a Roma e a Bologna, stabilendosi infine, definitivamente, a Vienna, dove ricoprì la carica di vicemaestro della cappella di cui era titolare J.J. Fux. Scrisse moltissimo, sintetizzando nel proprio stile la tradizione veneziana madrigalistica e concertante di Monteverdi e Cavalli, il melodismo appassionato di A. Scarlatti e della scuola napoletana, lo strumentalismo dei bolognesi e di Corelli. Se tale somma di esperienza finì per appesantire un poco la sua produzione teatrale (78 lavori per lo più drammatici, fra cui una Dafne), diede però frutti straordinariamente intensi nel campo della musica strumentale, recando un fondamentale apporto alla determinazione della forma-sonata (sonate per clavicembalo e per uno o due violini e basso continuo; quartetti per archi detti sonate a quattro e, nel campo della musica sacra, oltre 20 messe, composizioni varie, nonché 38 oratori, fra cui Giuseppe, Il re del dolore, La Passione di Cristo). C. influenzò Bach e Telemann e contribuì a far maturare i presupposti del classicismo viennese.