Prigioniero di nessuno. Outlander

Il libro precedente di questa saga si era concluso con un vero e proprio cliffhanger: Claire era stata ferita da un'arma da fuoco e giaceva a terra insanguinata. Ebbene, "Prigioniero di nessuno" riprende le fila della vicenda proprio da questo punto, descrivendoci la preoccupazione di Jamie, chino sul corpo esangue della moglie, incurante di essere un generale dell'esercito dei ribelli, con dei doveri da compiere e ordini a cui obbedire. Un inizio da cardiopalmo, non c'è che dire. E l'intero romanzo prosegue così, tra un colpo di scena e l'altro, la suspense tenuta quasi sempre alta, intervallata solo da momenti di romanticismo, come quelli che vedono protagonisti Ian e Rachel e Denny e Dottie. La Gabaldon saprà regalarci momenti di tenerezza, ma anche di forti passioni; chi segue la saga sa quanto l'autrice sia maestra in questo. E come sempre sa farci appassionare alle vicende, non solo dei protagonisti, ma di tutti gli altri personaggi. Ritroveremo William alle prese con Jane e sua sorella Fanny, sempre in mezzo ai guai e sul filo del rasoio. La storia di Jane in particolare mi ha commossa moltissimo. Ma l'autrice non ci concede respiro, passa da un'avventura all'altra tenendoci sempre col fiato sospeso. Assisteremo anche ai preparativi di Brianna che si appresta a raggiungere Roger nel 1739, come già si era intuito nel volume precedente, e seguiranno altri momenti di forti emozioni. Unica nota negativa sono le divagazioni ormai tipiche della Gabaldon: troppi gli interventi chirurgici, con descrizioni lunghissime e pesanti. Ma succede solo a me di saltare delle parti o c'è chi apprezza questi particolari truculenti? A ogni modo, divagazioni a parte, il romanzo è avvincente. Sembra che l'autrice abbia ritrovato lo sprint presente nei primi volumi. Già non vedo l'ora di poter leggere il prossimo libro. Quanto ci farà aspettare stavolta?