La rivoluzione dei taralli

Anni 80. quattro amici decidono di unire forze e aspirazioni in un progetto comune, un po’ per sconfiggere la noia della vita in provincia, un po’, anzi soprattutto, nella speranza di attirare l’attenzione delle ragazze. A sorpresa, la propria soprattutto, il loro gruppo musicale inizia ad avere successo, tanto da convincere i quattro a fare un salto di qualità presentandosi a un concorso per giovani talenti. Ma il giorno dell’audizione alcune circostanze sfortunate impediranno a tre di loro di arrivare in tempo, due addirittura anzi non arriveranno mai. Il sogno si infrange e con quello, forse, anche l’amicizia reciproca, così ciascuno di loro prenderà una strada diversa. A trent’anni passati, senza che nessuno dei quattro musicisti, per la verità, sembra averne fatta molta, decideranno di riprovarci, questa volta puntando a un obiettivo più ambizioso. Ritroveranno l’affiatamento ma dovranno anche scoprire che tutto ha un prezzo, persino la corruzione. Scrittura agile, fresca, che a tratti perde un po’ di fluidità – l’unico motivo di una stella in meno nella valutazione complessiva – senza tuttavia che questo pregiudichi la piacevolezza della lettura di una trama originale e divertente, come d'altra parte il titolo lascia presagire.

E’ la musica il filo conduttore dei quattro protagonisti, che, per vicende al limite del paradossale, si ritrovano dopo diversi anni a costruire un futuro insieme: la trama è simpatica, divertente, con continui cambi di scena dovuti anche alle descrizioni delle vite dei musicisti; il finale lascia aperta la storia, forse per un proseguo. Lo stile, abbastanza semplice, mi è piaciuto, perché, oltre ad essere coinvolgente, riesce a esprimere sfaccettature e aspetti mai banali della vita. I personaggi sono diversi come personalità e sono descritti bene. Un giudizio buono.