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La notte ha cambiato rumore - María Dueñas,Federica Niola - ebook
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Informazioni del regalo

Descrizione


Sira Quiroga è una giovane sarta nella Madriddegli anni Trenta, sta per sposarsi e avviarsia un destino senza imprevisti quandoperde la testa per un carismatico imprenditoree, prima che scoppi la Guerra Civile, lasciala Spagna per trasferirsi con lui in Marocco,in quella Tangeri dove si respira un'atmosferainternazionale, mondana e inebriante. Maqui si ritrova presto sola, ingannata e pienadi debiti. Raggiunto il protettorato spagnolodi Tetuán, con l'aiuto di alcuni improbabiliamici Sira riesce ad aprire un atelier di altamoda che, grazie al suo gusto e alla sua forzadi volontà, diventa il punto di riferimentoper le signore più ricche e influenti dellacittà. Una clientela all'apparenza insospettabile,ma che nasconde dei segreti. E qui ildestino di Sira subisce una svolta imprevedibile,intrecciandosi con quello di un variegatogruppo di personaggi, alcuni dei qualistoricamente esistiti, come Juan Luis Beigbeder,il ministro degli Esteri del regime franchista,e la sua amante, l'eccentrica e affascinanteinglese Rosalinda Fox. Saranno loro adare a Sira la possibilità di riscattarsi, di ricostruirepezzo a pezzo il suo destino. Anchese questo sarà per lei l'inizio di una doppiavita, in cui il suo mestiere, la sua arte, ilruolo che si è conquistata nel mondo dellagrande sartoria diventeranno la facciata diqualcosa di molto più oscuro e pericoloso. Avventura, mystery, grande rievocazionestorica e tragedia amorosa sono gli elementidel nuovo successo che, dopo L'ombradel vento, ci offre la narrativa spagnola contemporanea. Pubblicato nel 2009 e diventatoun grande bestseller (più di venti edizionia oggi) grazie al solo passaparola dei lettori,anche La notte ha cambiato rumore può essereletto come un moderno feuilleton, avvolgentee irresistibile nel disegnare le atmosfere e conuno splendido cast di personaggi, le cui viteMaría Dueñas drammatizza con ritmo impeccabile,trasportandoci sul filo della Storia attraversouna mappa di affascinante ampiezza- Madrid, Tangeri, Tetuán, Lisbona - perintrecciare una storia di fedeltà e tradimento,coraggio e dedizione, amore e ideali, in cuii lettori scopriranno l'arte di narrare di unanuova scrittrice che combina sapientementei generi e immette una linfa nuova nellagrande tradizione del romanzo d'appendice.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
660 p.
Reflowable
9788852017346

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

Ho desiderato questo feuilleton e, dopo averlo ricevuto in regalo, non me ne sono pentita. Un genere che non frequento molto ma la storia mi aveva colpita ed ha mantenuto tutto ciò che prometteva. Una protagonista a cui ci si sente vicini, per cui si soffre e si gioisce, condividendone ogni ansia ed ogni speranza. Il ritratto di un mondo di cui abbiamo solo vagamente sentito parlare poichè fa parte del passato di un'altra nazione.Il ritratto di un'epoca che, con i nostri occhi moderni, spesso giudichiamo affascinante ma che era densa di problemi e di pericoli non meno del presente.Unica pecca: un inizio un po' lento,particolare scoraggiante e pericoloso per un romanzo così corposo, ma basta perseverare e ti cattura.

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FRANCESCA TORRINI
Recensioni: 5/5

Un bel libro scritto molto bene, con una protagonista che ti affascina per la forza e il coraggio. Un semplice romanzo che fa vivere delle belle emozioni

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CARLO TURCO
Recensioni: 2/5

Mi sono lasciato affascinare dal vantato successo del “passaparola” e dall’indubbia carica suggestiva del titolo della versione italiana, quantunque assolutamente privo di riferimenti alla storia, al contrario di quello spagnolo (che suona: “Il tempo tra le cuciture”): e questo ha certamente contribuito a rendere più cocente la delusione inflittami da questo romanzo. Gli ingredienti per farne una storia affascinante c’erano tutti: l’intreccio della vicenda un po’ feuilleton della protagonista Sira Quiroga, la sartina divenuta titolare di un atelier d’alta moda e spia, l’esotismo dell’ambientazione in buona parte nel Marocco allora spagnolo, il contesto storico del colpo di stato franchista e la partecipazione romanzata di personaggi reali del periodo. Ma come si sa nella narrativa ciò che più conta è come la storia viene raccontata: ed è proprio qui che, a mio parere, nonostante le ottime carte dell’autrice, si verifica il tonfo. L’impressione è che la ricchezza delle fonti storiche – testimoniato dall’estesissima bibliografia – e la preoccupazione di utilizzarle ampiamente abbia finito per prendere la mano all’autrice e nuocere alla narrazione. Molte delle informazioni “storiche” vengono infatti trasmesse al lettore con una dovizia di particolari che però appaiono del tutto esorbitanti in quanto solo assai parzialmente funzionali rispetto alla narrazione, come se lo scopo fosse quello di fornire una sintesi esauriente delle notizie riportate nei testi della bibliografia. Non a caso questa informazione viene spesso fornita attraverso colloqui tra i personaggi che, anziché dialoghi, sono monologhi – talvolta scambio di monologhi - in circostanze e situazioni che li rendono, quanto meno, assai poco plausibili. La ridondanza dell’informazione non riguarda soltanto gli eventi storici. Per esemplificare, è certamente necessario che la protagonista informi delle proprie vicende e dei propri intenti il commissario che la inquisisce: ma qual è la necessità di ricorrere a un discorso diretto che ripercorre per filo e per segno quanto il lettore già conosce, quando basterebbero pochi cenni di discorso indiretto (pp. 183-185) ? Una parte notevole, in tutto questo, tocca al personaggio di Felix, che si colloca nei confronti della protagonista narrante come una sorta di Pigmalione. La stessa narratrice afferma, a proposito delle questioni di forma su cui lui la istruisce: “Non riuscii mai a capire dove avesse imparato quelle cose, visto che la sua esperienza sociale era inesistente e la sua cerchia di amicizie scarsa quanto la mia. La sua vita si limitava al lavoro monotono presso l’Assessorato alle forniture e ai servizi, a sua madre e alle sue miserie, alle sporadiche scappatelle notturne in locali malfamati e ai ricordi di qualche raro viaggio a Tangeri prima che iniziasse la guerra: tutto lì. Non aveva mai messo piede in Spagna in vita sua.” Il mistero rimane tanto più fitto e paradossale per il lettore, soprattutto perché Felix, a parte che sulle questioni di forma, fornisce con dovizia di particolari notizie sul generalissimo Franco, il suo entourage e relativi intrighi, i suoi familiari, quasi parlasse di compagni di merende. Vero è che Felix leggeva moltissimo, anche riviste straniere, ci informa poco dopo la narratrice: ma molte di quelle informazioni non possono essere tratte altro che dai testi citati in bibliografia, di decenni posteriori all’epoca delle vicende narrate! Tra gli aspetti negativi della protagonista-narratrice che colpiscono – ma qui ammetto che il mio giudizio possa essere influenzato da fattori soggettivi – è che a fronte della totale immersione delle vicende di Sira Quiroga in un periodo tragico della storia di Spagna, l’eroina appare motivata da ragioni puramente personali, da una dose sproporzionata di egocentrismo, e quindi, rispetto alla drammaticità degli eventi, assolutamente priva non solo di passione ma persino di una partecipazione appena più che superficiale, di maniera. Eccola, così, prendersi una pausa dal lavoro di sartoria, e godersi le uscite del venerdì beandosi dello “spettacolo grandioso” del “califfo che usciva dal suo palazzo e si recava alla moschea in groppa a un cavallo bianco, sotto un parasole verde, circondato da soldati indigeni con uniformi da sogno” (p. 190); eccola concedersi come “unico capriccio” l’acquisto di una radio per aggiornarsi sulle notizie della guerra civile; ed eccola infine sintetizzare così gli eventi dell’anno che si chiude: “Poi, in aiuto dei repubblicani accorsero le Brigate internazionali, Hitler e Mussolini riconobbero la legittimità di Franco, Josè Antonio Primo de Rivera venne fucilato in un carcere di Alicante, misi insieme ottanta sterline, arrivò il Natale.” (p. 191) All’editing sfuggono spesso anche particolari banali come, ad esempio, “quasi cinquantamila pesetas” consegnati alla protagonista a p. 50 che diventano d’un tratto “centocinquantamila pesetas” a p. 55. Si lasciano passare descrizioni dell’abbigliamento delle donne arabe del tipo: “Di solito un pezzo di stoffa copriva la bocca e il naso e scendeva fino alle sopracciglia.” (p. 129) O si avalla una concezione veramente maldestra del calcolo delle probabilità consentendo l’immagine di “un funambolo maldestro, che ha il cinquanta per cento di possibilità di cadere a terra e le stesse di rimanere brillantemente in aria.” (p. 183) Ci sono molteplici questioni in cui la credibilità delle vicende è messa a dura prova. Così quando si sostiene che ben 19 pistole possano essere legate con fasce al corpo della protagonista (e, a proposito, a chi e quanto possono essere utili 19 pistole senza un adeguato corredo di munizioni?); o che la stessa riesca poi a trascinarsi dietro un sacco con le pistole, con un piede scalzo e l’altro no, lungo i binari del treno, per tutta la tratta tra la stazione di Tetuàn e quella di Malalien (è facile verificare che si tratta di quasi 3 km!). Si ha un resoconto dell’incontro con la prima cliente d’alto bordo nell’atelier aperto a Tetuàn estremamente dettagliato, in presa diretta: ma non si capisce se, come e quando la sarta le abbia preso le misure (pp. 169-171). Più in generale, non appare del tutto plausibile che Sira riesca a confezionare perfettamente i modelli di case rinomate scopiazzandoli dalle fotografie delle riviste di moda, riuscendo a soddisfare le esigenze di una clientela tanto mondana quanto, evidentemente, disponibile ad accontentarsi di imitazioni. Non mancano poi molteplici casi di un linguaggio figurato talora assai arduo da digerire, come là dove si legge, a proposito di voci maschili provenienti da un ufficio: “… le voci sapevano che c’erano dei clienti e una di loro ci venne incontro, contenuta in un corpo robusto vestito di scuro.” (p. 23); immagine ricorrente, visto che in un altro passo si legge:”’Buongiorno, signorina’ disse la voce togliendosi il cappello. ‘Posso entrare?’” (p. 181) E cosa vedere quando ci si dice che “sentimenti e sensazioni mi si confondevano in testa rimbalzando contro le pareti del cervello” (p. 572). Insomma, tutti questi elementi hanno finito per far sì che la mia lettura proseguisse quasi per doverosa inerzia, stancamente, al solo scopo di “vedere come andava a finire”. Accanto al rimpianto per qualcosa che avrebbe potuto essere, ma non è stata, anche una decisa irritazione per il tentativo di parallelo effettuato nel risvolto di copertina con l’ineguagliabile “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn: un confronto assolutamente impossibile, da pubblicità ingannevole.

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María Dueñas

1964, Puertollano, Ciudad Real

Laureata in Filologia inglese è titolare della cattedra di Filologia e Letteratura inglese all'Università di Murcia. Ha insegnato anche in alcune università nordamericane e ha scritto numerosi saggi accademici e partecipato a diversi progetti educativi, culturali ed editoriali.La sua famiglia materna ha vissuto a Tetuán negli anni del Protectorado Español in Marocco e, partendo dai ricordi e dalle narrazioni di quell'epoca, è nato il suo romanzo d'esordio, El tiempo entre costuras (La notte ha cambiato rumore, Mondadori 2010). Nel 2013 è uscito, sempre per Mondadori, Missione oblio, mentre nel 2019 Le figlie del capitano.Articoli e recensioni su Wuz.Lo studio di María DueñasLa scrittrice nel suo studio, dove ha scritto il...

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