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Anno edizione: 2013
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l romanzo di apprendistato è un classico della letteratura: un giovane, generalmente privo di esperienza, di varia estrazione culturale, attraversa una serie di situazioni di vita e diventa una persona diversa. A volte, spesso, il romanzo di apprendistato finisce non troppo bene, a volte, raramente finisce in modo ottimistico. Il ragazzo nell'uno e nell'altro caso è diventato un uomo. Qui invece il signor T è un uomo di una certa età, probabilmente sulla cinquantina, a giudicare dalle descrizioni, è insegnante di lettere e uomo colto. Le sue scelte dovrebbero essere ormai mature, ponderate, senza troppe illusioni. Alla ricerca di un rapporto più stretto e ingenuamente sincero con la natura e con le persone, si trasferisce da una metropoli a un paese vicino a un lago (lago maggiore?), con il suo cane. Entra in rapporto con la natura, con il paesaggio - sempre molto ben descritto - e con le persone del paese. Il modo di scrivere di Dina Lentini è corale e fluido. Il coro è fatto dai molti personaggi che fanno la loro vita e che interagiscono tra di loro e con il signor T. La sensazione che lascia la lettura è quella vertigine di vita che ci prende quando riusciamo a pensare per un istante alle migliaia di vite che ci scorrono accanto e che vagamente intuiamo. Dal flusso della scrittura sembra che tutto sia tranquillo, la vità è calma, sincera, con una natura sempre presente. Il rapporto con gli studenti è buono Anche se qua e là incominciano a emergere alcune descrizioni graffianti di alcune ideologie sulla natura e sulla vita che sanno più di truffa che di sincerità. Ma avviene un delitto, una ragazza viene uccisa. Il delitto non è il punto centrale del romanzo, il romanzo non è un "giallo" nel senso tradizionale del termine. Ma il delitto rompe la struttura della vita quotidiana, le persone non possono più comportarsi secondo schemi e regole, devono in qualche modo mostrare la loro vera natura. E' molto bello che nel romanzo non venga data soluzione certa, né al delitto, né ai motivi e ai movimenti successivi delle persone. Si possono intuire diverse possibilità, si intuisce anche chi possa aver commesso l'omicidio e perché, e la vera natura di talune idee e di talune filosofie di alcuni personaggi del romanzo. Ma l'incanto è rotto e il signor T, chiede e ottiene il trasferimento nella metropoli da dove era venuto, con nuova coscienza e nuova maturità, senza illusioni ma con un forte senso di sviluppo e di ottimismo e con una nuova compagna, appena accennata. Il romanzo si chiude con il signor T che cammina nella metropoli avvolta nella nebbia (Milano?), con il suo futuro. Il signor T non ha perso tutti i contatti, non ha tagliato ponti: ritornerà, rivedrà persone amiche e posti del paese sul lago, ma la prospettiva sarà diversa, la vita di tutti è diventata diversa. Un romanzo per molti versi affascinante e positivo.
Il romanzo di apprendistato è un classico della letteratura: un giovane, generalmente privo di esperienza, di varia estrazione culturale, attraversa una serie di situazioni di vita e diventa una persona diversa. A volte, spesso, il romanzo di apprendistato finisce non troppo bene, a volte, raramente finisce in modo ottimistico. Il ragazzo nell'uno e nell'altro caso è diventato un uomo. Qui invece il signor T è un uomo di una certa età, probabilmente sulla cinquantina, a giudicare dalle descrizioni, è insegnante di lettere e uomo colto. Le sue scelte dovrebbero essere ormai mature, ponderate, senza troppe illusioni. Alla ricerca di un rapporto più stretto e ingenuamente sincero con la natura e con le persone, si trasferisce da una metropoli a un paese vicino a un lago (lago maggiore?), con il suo cane. Entra in rapporto con la natura, con il paesaggio - sempre molto ben descritto - e con le persone del paese. Il modo di scrivere di Dina Lentini è corale e fluido. Il coro è fatto dai molti personaggi che fanno la loro vita e che interagiscono tra di loro e con il signor T. La sensazione che lascia la lettura è quella vertigine di vita che ci prende quando riusciamo a pensare per un istante alle migliaia di vite che ci scorrono accanto e che vagamente intuiamo. Dal flusso della scrittura sembra che tutto sia tranquillo, la vità è calma, sincera, con una natura sempre presente. Il rapporto con gli studenti è buono Anche se qua e là incominciano a emergere alcune descrizioni graffianti di alcune ideologie sulla natura e sulla vita che sanno più di truffa che di sincerità. Ma avviene un delitto, una ragazza viene uccisa. Il delitto non è il punto centrale del romanzo, il romanzo non è un "giallo" nel senso tradizionale del termine. Ma il delitto rompe la struttura della vita quotidiana, le persone non possono più comportarsi secondo schemi e regole, devono in qualche modo mostrare la loro vera natura. E' molto bello che nel romanzo non venga data soluzione certa, né al delitto, né ai motivi e ai movimenti successivi delle persone. Si possono intuire diverse possibilità, si intuisce anche chi possa aver commesso l'omicidio e perché, e la vera natura di talune idee e di talune filosofie di alcuni personaggi del romanzo. Ma l'incanto è rotto e il signor T, chiede e ottiene il trasferimento nella metropoli da dove era venuto, con nuova coscienza e nuova maturità, senza illusioni ma con un forte senso di sviluppo e di ottimismo e con una nuova compagna, appena accennata. Il romanzo si chiude con il signor T che cammina nella metropoli avvolta nella nebbia (Milano?), con il suo futuro. Il signor T non ha perso tutti i contatti, non ha tagliato ponti: ritornerà, rivedrà persone amiche e posti del paese sul lago, ma la prospettiva sarà diversa, la vita di tutti è diventata diversa. Un romanzo per molti versi affascinante e positivo.
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