L' anima semplice. Suor Giovanna della Croce

Una legge dello Stato italiano di fine '800 abolisce tutti gli ordini monastici di clausura e costringe le suore che ne fanno parte a tornare nel mondo. È quanto accade a Suor Giovanna della Croce, al secolo Luisa Bevilacqua, costretta a lasciare, insieme alle sue consorelle e alla badessa, il convento delle Sepolte vive, trentatré suore dell' ordine di Sant' Orsola Benincasa. La donna, quasi sessantenne, si trova così catapultata nel mondo da cui si è ritirata tanti anni prima, accolta in casa dalla sorella, che le ha rubato il fidanzato, e dai nipoti solo per la speranza di mettere le mani sulla dote che suor Giovanna ha devoluto all'ordine quando è entrata in convento. Ma, appena la sorella scopre che lo Stato non restituirà tale dote, non esita a cacciare di casa la suora, che comincia la sua vita di povertà e di stenti con la misera pensione che le passa lo Stato. Nella sua discesa verso il degrado materiale, suor Giovanna incontrerà altri miseri disperati come lei, a volte incapaci di reggere alla durezza della loro condizione. La scrittrice sottolinea più volte, attraverso la descrizione dei personaggi e delle loro difficili condizioni di vita, lo scandalo di tale povertà e la sua denuncia raggiunge il massimo dell' indignazione nella descrizione minuziosa dei trecento poveri a cui il comune di Napoli offre il pranzo di Pasqua. La loro miseria materiale e morale contrasta con la ricchezza e in senso di superiorità degli uomini e delle donne che in quell'occasione servono loro il pranzo, provando in qualche caso anche disgusto per lo spettacolo che si trovano davanti. Con questa storia ritengo che la Serao abbia voluto denunciare con forza le disuguaglianze che caratterizzavano la sua epoca e abbia anche messo in luce un atteggiamento di finta pietà e finta compassione di chi non può capire cosa significhi avere veramente "fame"