Due poli opposti, il buio e la luce, la meraviglia e il disastro, l'ordine ed il caos... come lo Yin e lo Yang si completano, l'uno attrae l'altro, si incontrano. Due storie apparentemente diverse provenienti da due mondi diversi, stessi personaggi di uno stessa visione onirica. Nel racconto trapela nebbia, offusca ogni cosa. Tutto è in disordine, tutto è al contrario. La tessera mancante del puzzle svelerà ogni cosa. Uno dei migliori capolavori di Haruki Murakami, stesso stile particolareggiato caratterizza questo romanzo. Essere tra sonno e veglia, questa è la sensazione che si avverte, immersi nella lettura di questo mare spaziale. Il finale? Ti lascerà un vuoto incolmabile che ti porterai dentro per tutta la vita.
In una piccola e spettrale città chiusa dentro mura che la separano dal resto del mondo, vivono abitanti privi dell'ombra e dei sentimenti, tranquilli al riparo di ogni emozione. Tra di loro, un nuovo arrivato ha il compito di leggere "i vecchi sogni" nel teschio degli unicorni, unici animali del luogo, cogliendo frammenti di memorie e di un'altra vita, di un'altra possibile dimensione. In parallelo, in un'asettica disumana e futuribile Tokyo, un uomo sarà coinvolto da uno scienziato tanto geniale quanto sconsiderato in un esperimento a rischio della vita che lo porterà a calarsi nei sottosuoli della città, in lugubri voragini animate da creature mostruose e maligne, metafore delle paure che agitano la coscienza di tutti. Ed è proprio lì, nel buio fondo della mente, che si troverà la chiave dell'enigma, la soluzione del mistero che lega i personaggi dei due mondi, che sono in realtà l'uno il riflesso dell'altro. Sarà possibile lo scambio tra le due dimensioni, il passaggio in entrambi i sensi, o il viaggio sarà senza ritorno?
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Informazioni:
Titolo: La fine del mondo e il paese delle meraviglieAutore: Murakami HarukiEditore: EinaudiData: 2008Super ET, bross. edit. ill., lieve segno di piega al dorso - trad. di Antonietta Pastore, BUONE CONDIZIONI
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Collana:
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Anno edizione:2008
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Luisa Sorrentino 05 dicembre 2017
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JOHANN FACCIORUSSO 05 maggio 2016
Onestamente ritengo sia difficile scrivere una recensione di questo libro, anzi forse non si dovrebbe fare. E' un libro che non richiede ulteriori parole né commenti, talmente è perfetto nello stile e nei contenuti. Di una perfezione però non fredda ma estremamente calda e avvolgente. Certo l'ambiente umano (e climatico) che descrive può risultare freddo e ostile, ma ciò che nasconde è una profonda umanità. Più che un libro di fantascienza lo descriverei come un libro di fantasia, nel senso migliore del termine, perché davvero ti trascina in un mondo fantastico a tal punto da credere di farne parte. In questo probabilmente si nasconde la magia di questo libro, che non ti abbandona anche dopo molti mesi dall'ultima pagina.
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lucio celot 19 dicembre 2011
Ho letto da qualche parte, ma non ricordo esattamente dove, che Murakami viene considerato uno scrittore di fantascienza. Ora, se pensate di trovare nei libri di Murakami battaglie galattiche, alieni xenomorfi o inquietanti pianeti da esplorare, lasciate perdere; se invece pensate che il nostro mondo e la nostra coscienza nascondano nelle proprie pieghe microuniversi che nelle normali condizioni di vita ignoriamo e che la letteratura può portare alla luce, allora Murakami fa per voi, ma non sarà facile calarsi come si deve nei mondi dello scrittore giapponese. Prendiamo La fine del mondo e il paese delle meraviglie, ad esempio: dopo i primi due capitoli restiamo interdetti, a dir poco. La mano di Murakami ci costringe schizofrenicamente a saltare, a capitoli alterni, da una Tokyo che nasconde nel proprio sottosuolo esseri immondi e pericolosissimi (Il paese delle meraviglie) ad un’altra città, anonima, circondata da un muro invalicabile i cui abitanti perdono la propria ombra e, successivamente, il cuore (La fine del mondo). Nel primo universo, il protagonista, un Cibermatico, fa la conoscenza di uno scienziato e della nipote che vivono in un appartamento da cui si accede ad un altro vero e proprio mondo oscuro e labirintico abitato dagli Invisibili, creature che non si vedono mai (già, sono invisibili…) ma puzzolenti, terribili e capaci di innominabili efferatezze (almeno, così dicono nonno e nipote). Assunto dai due, il Cibermatico (un decrittatore vivente il cui cervello è stato sdoppiato in modo che i dati da modificare vengono depositati in una parte inconscia della coscienza e, quindi, restano ignoti persino a lui stesso) dovrà fare i conti con i Semantici, agenti del Sistema (una misteriosa e potentissima agenzia di protezione informatica) che vogliono sottrarre dal suo cervello i dati nascosti dal vecchio scienziato. Già fin qui c’è da essere perplessi; ma non è finita, perché nell’altro universo, ancora più pazzesco del primo, il narratore in prima persona fa di mestiere il “lettore di sogni”, cioè dei residui di coscienza degli abitanti della città che hanno perso definitivamente il cuore (dunque, la sfera dell’irrazionale e dell’emotivo): questi residui sono contenuti nei teschi di esseri simili agli unicorni che assorbono le energie psichiche degli uomini. C’è un rapporto tra i due mondi? Chi è il lettore di sogni? E’ solo un caso che ci siano due bibliotecarie, una in ciascuno dei due mondi? Come mai il vecchio scienziato dona al Cibermatico un teschio che ricorda un unicorno? Cosa succederà al Cibermatico allo scadere delle ventiquattro ore al termine delle quali, così gli predice lo scienziato, egli “morirà”? Riuscirà il lettore di sogni a recuperare un po’ del sentimento della bibliotecaria di cui è innamorato per potere essere ricambiato? Il lettore attento (e se non sei attento NON puoi leggere Murakami) ad un certo punto del guazzabuglio comincia a capire due cose: la prima è che la fine del mondo sta tutta dentro la parte nascosta del cervello del Cibermatico; la seconda è che la città dei senza cuore è il paese di Utopia. E allora tutto comincia ad avere un senso. Perché nel paese di utopia tutto è perfetto, tutte le possibilità sono date, nessuno litiga, tutti sono soddisfatti e vivono in pace ma tutti sono senza cuore, non c’è gioia né felicità vera. E’ il destino di ogni paradiso che si voglia costruire in terra, il limite del mondo perfetto sta nel suo essere tutto - e solamente - nella nostra testa. La realtà vera, pur surreale, è un’altra cosa. Ciò che resta è l’alternativa tra la fuga dal mondo utopico, illusorio e senza storia, e l’umano senso di responsabilità verso chi rimane: a decidere potrebbe essere, ancora una volta, quella cosa che chiamiamo amore.
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