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Anno edizione: 2021
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In questo libro, don Giovanni Benvenuto ci racconta storie e situazioni di comunicazione interrotta e ritrovata, con un percorso di esercizi per affrontare le piccole impazienze, la rabbia e la cattiva comunicazione. Un libro che insegna a praticare la gentilezza in ogni momento e in qualunque ambito, per amare e sentirci amati, per curare e per curarci.
Gentilezza non è «buone maniere», «educazione» o «galateo». La gentilezza è una forma di rispetto del mistero dell'altro, un legame d'amore che dura al di là del gesto. La gentilezza avvicina e cura. La scienza ci dice che essere gentili fa vivere meglio non solo a livello psicologico – meno stress, maggiore autostima, relazioni più felici –, ma anche fisico, perché le persone che praticano la gentilezza hanno un tasso più basso di infiammazione cronica, con minor rischio di malattie cardiache e ictus. In questo libro, don Giovanni Benvenuto ci racconta storie e situazioni di comunicazione interrotta e ritrovata, con un percorso di esercizi per affrontare le piccole impazienze, la rabbia e la cattiva comunicazione. Un libro che insegna a praticare la gentilezza in ogni momento e in qualunque ambito, per amare e sentirci amati, per curare e per curarci. Essere gentili non è un segno di debolezza. Anzi. Una piccola perla di gentilezza ha il potere di trasformarci in eroi del quotidiano. Si sente spesso la frase: «Non vale la pena essere gentili». Ma se essere gentili è vissuto come una pena, allora la gentilezza è solo un mezzo per raggiungere un fine. Invece chi pratica la gentilezza lo fa come chi ama la montagna: godendo del panorama quando si arriva sulla vetta e soprattutto gioendo del cammino, da soli o in compagnia. Don Giovanni Benvenuto, parroco di Genova e comunicatore, ci ricorda che il «metro quadrato» intorno a noi – il nostro spazio personale – non è necessariamente una gabbia di solitudine, ma un'opportunità di relazione con quello delle persone che ci circondano. Grazie a storie ed esperienze vissute, l'autore ci insegna a guardarci dentro per vedere l'altro, per intervenire, con i gesti e con le parole, e curare le ferite altrui ma anche le nostre, rendendo il mondo un luogo più luminoso, sano e pieno di speranza.
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