Hamburg. La sabbia del tempo scomparso
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Hamburg è la storia di un libraio che riporta alla luce opere scomparse. Hamburg è la storia di un gruppo di lettura un po’ particolare, i cui membri si incontrano ogni settimana alla stessa ora al 229 Rue Saint-Jacques per leggere i propri scritti; non si conoscono, non parlano d’altro, non commentano, ascoltano e basta. Hamburg è la storia di un autore sconosciuto e delle sue opere mutilate riportate alla luce proprio da quello strano gruppo di lettura. Hamburg è anche la storia della distruzione di una città, della voglia di eliminare ogni traccia di vita, di lasciare un segno indelebile nella mente dei sopravvissuti. Con la maestria di un autore navigato, nonostante sia un’opera prima, Lupo crea una ragnatela perfetta, che intrappola il lettore in una finzione letteraria che dà le vertigini, perché non si ha la sensazione di leggere un romanzo, ma più che altro un libro di memorie, o meglio il libro di memorie di uno smemorato che tenta disperatamente di rimettere a posto i pezzi della propria storia. Tra frontespizi di libri menomati, immagini d’epoca, pagine di diario di una madre che vuole preservare il ricordo della propria sopravvivenza e frammenti di una vita vissuta nel tentativo di nascondere una nazionalità troppo pesante, riviviamo la storia di Amburgo dalla sua completa distruzione, alla ricostruzione. L’opera prima di Marco Lupo rivela una maturità di scrittura che gli è valsa a buon diritto il paragone con scrittori del calibro di Sebald e di Bolaño. La sua è una prosa asciutta, nitida, chiara, che offre una nuova speranza alla letteratura italiana contemporanea.