Lo battezzerei come un libro di enorme valore: quattro storie per raccontare un pezzo di Storia, passata e presente. Il tema di fondo, come il titolo suggerisce, sembra riaffiorare dalle lezioni di scuola, ma invece di un capitolo chiuso si viene a scoprire essere ancora più vivo che mai: il genocidio, pressoché ininterrotto, delle popolazioni indigine d'America. Questo, a mio avviso, è di certo il tema principale, ma è anche un "filo rosso" che conduce attraverso molte altre implicite tematiche, che, senza troppo anticipare, riassumerei non tanto in una semplice denuncia sociale ma in una denuncia a chi non vuole accettare che ci siano alternative, diversi punti di vista, problemi e criticità nella comune e prevalente visione del mondo che ci somministrano quotidie e, appunto, presentano come l'unica. Si rivela quindi essere un messaggio anche in questo caso antico e nuovo, cioè di Umanità, quell'Humanitas che già Terenzio predicava e che molto bene Traina spiegava come "vedere l'uomo in ogni uomo". Senza dimenticare che la parola "homo" (uomo) deriva, con molta probabilità, dalla parola "humus", cioè terra: e qui il cerchio si chiude. Per cui, conoscendo l'autrice, questa opera viene a essere anche una sua carta d'identità: la curiosità di ricerca, la passione e il coraggio per raccontare temi di tale importanza e peso, il gioco con il quale vuole accompagnare il lettore, piccolo e grande, con leggerezza e serietà (si gioca ma non si scherza). Ed è in ultimo anche un grido, ma educato e composto e non fanatico, di una incompresa ingiustizia che sono però fiero di dire essersi trasformato in rivincita e vittoria. P.S. L'accompagnamento musicale scelto è perfetto e consiglio di seguirlo come l'autrice ha indicato. La storia che ho preferito di più è la prima: a mio modesto parere potrebbe benissimo entrare in una antologia di testi per bambini.
