Inés dell'anima mia

Isabel Allende non al meglio La storia è ambientata tra la Spagna, il Perù ed il Cile, e racconta della fondazione di Santiago del Cile e della nascita del Regno del Cile. Più che un romanzo è un diario, più o meno romanzato, dove è difficile distinguere i fatti reali da quelli inventati, tanto è vero che l’autrice negli appunti bibliografici riferisce che per scrivere la storia si sia ampiamente ispirata da quanto abbia letto da più fonti diverse, come se si fosse limitata ad un’opera di collage di fatti riportati da più fonti diverse cercando di essere più aderente a fatti reali, perciò il tutto assume una veste giornalistica più che romanzata, rallentandone fortemente la fluidità della storia, dando un senso di pesantezza. Non è perciò un romanzo, non posso definirlo come tale. Le pagine più belle della storia sono le ultime, quando i mapuche, gli indios cileni, che sono più affini ai pellerossa del Nordamerica che agli incas/atzechi indigeni del posto, riescono finalmente ad uccidere Pedro de Valdivia, anzi, a smembrarlo pezzo per pezzo. Per tutto il libro ho provato vergogna di appartenere ad una “razza” più vicina a quella spagnola che a quella degli indios … l’autrice, tramite le parole di Inès narrante, non fa altro che osannare le gesta di questi “eroi”, di questi paladini, che lottano per difendersi dagli attacchi dei “selvaggi” la cui unica colpa è quella di non accettare di diventare dei bravi sudditi spagnoli e soprattutto cristiani. Che schifo!

Inés è travolgente, inimitabile, unica, speciale. È obbligatorio almeno rendersi conto del potenziale di tale libro.

Lettura travolgente! Una storia che porta indietro nel tempo e fa vivere le passioni e le avventure di una donna coraggiosa e anticonformista.