La povertà è questione di difficile e forse inafferrabile definizione, ma ciò non ha mai impedito di occuparsene da molti punti di vista (economia, sociologia, morale). Le discipline giuridiche sono state tra le più assidue ad interessarsene, dimenticando quasi completamente tuttavia le due sfaccettature più incisive. La povertà utilizzata come marchio d’infamia e come risultato di precise scelte politico-legislative, soprattutto in tempi che mettono innaturalmente in conflitto libertà differenti ma necessariamente complementari (civili, politiche, sociali). Nonostante la vocazione solidale, anche all’interno delle religioni la problematica ha più spesso assunto contenuti teologici, e non vera mobilitazione critica rispetto all’iniquità, alla pena e alla sudditanza dei poveri. Gli Autori, perciò, si interrogano sul divenire giuridico della povertà come modello di esclusione che né i diritti confessionali né le lotte civili hanno ancora superato. Un modello basato sulla marginalizzazione, sull’omologazione e sugli istituti di prevenzione personale. Prefazione di Alberto Scerbo.
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Anno edizione:2025
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In commercio dal:23 luglio 2025
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