A questo romanzo, come un po' tutti quelli di Eco, non si può approcciare con superficialità. Il racconto è costruito in modo magistrale e accompagna il lettore nel viaggio compiuto agli Antipodi da Roberto, giovane di Casal Monferrato, inviato dal cardinal Mazzarino a scoprire il segreto della Longitudine. Si è nel 1640 e all'epoca tutti i principali stati europei si contendevano il governo del mare e riuscire a calcolare con precisione la longitudine era decisivo per poter navigare verso terre sconosciute come quella Australe. Il racconto inizia con il naufragio della Amarilli, la nave su cui era imbarcato Roberto. Il protagonista si ritroverà naufrago su un'altra nave, la Daphne, a sua volta naufragata di fronte a un'isola. Sulla nave Roberto troverà di cosa vivere, ma l'assenza delle scialuppe di salvataggio gli impedirà, non sapendo nuotare, di giungere sull'isola. Roberto trascorre i propri giorni di naufragio scrivendo una sorta di diario indirizzato a Lilia, nobildonna conosciuta a Parigi nel salotto intellettuale che ella teneva nella propria dimora. Roberto si era ben presto invaghito della donna, ma proprio la partecipazioni a quelle riunioni divennero occasione per il cardnal Mazzarino per costringere il giovane casalese ad imbarcarsi nello sfortunato viaggio. il diario ricostruirà la vita di Roberto dall'assedio di Casale, al viaggio a Parigi e fino al triste epilogo in tessa australe. L'autore finge di aver ricevuto il diaro di Roberto, molto spesso lacunoso, e di essere partito da questo per narrare le sorti del giovane naufrago, essendo spesso però costretto a ricorrere alla propria immaginazione per colmare le lacune. L'opera risulta essere un romanzo sull'arte di romanzare, sull'arte della logica, sull'uso dell'iperbole, del paradosso, del segno, del simbolo. Eco sembra riversare nell'opera la sua passione di semiologo e questo, se da un lato rende l'opera del tutto peculiare, dall'altro appesantisce la lettura. Certo l'uso sapiente delle parole, delle espressioni, così come i confronti dialettici tra i tanti eruditi che Roberto incontra, rendono l'opera interessante, ma indubbiamente la rendono difficoltosa per il lettore medio. Interessanti le assonanze con opere come Robinson Crusoe, I tre moschettieri, Notre Dmae de paris, La Maschera di ferro, Il conte di Montecristo. Piccoli omaggi a celebri racconti. Affascinante il lavoro sul concetto del sosia e dell'alter-ego, che trova la sua esplicazione nella figura di Ferrante, fratello immaginario di Roberto e sul quale il naufrago fa ricadere la colpa delle proprie sfortune. Tutta la parte finale dell'opera, del resto, non è più narrazione delle presunte vicende di Roberto, ma racconto onirico degli episodi di Ferrante. Un romanzo certamente da consigliare a tutti gli appassionati di letteratura e per gli amanti della parola.
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Anno edizione:2000
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Raffaele Dobellini 13 maggio 2018
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