Uno dei massimi filologi classici italiani. Allievo di F. Leo e U. von Wilamowitz, insegnò letteratura greca a Firenze, diresse gli "Studi italiani di filologia classica" e curò le edizioni critiche di Teofrasto. del "Cratilo" di Platone e delle "Epistole " di Gregorio di Nissa. Teorico di una filologia "totale", capace cioè di utilizzare qualsiasi forma di indagine critica, seppe dar valore alle differenti vie di trasmissione di un testo. Ha lasciato scritti teorici fondamentali: "Filologia e storia" (1920), "Storia della tradizione e critica del testo" (1934), "Orazio lirico" (1920), "Le lettere di Platone" (1936), "storia dello spirito tedesco nelle memorie di un contemporaneo" (1935).
Ha lasciato anche raffinate testimonianze della sua dottrina raccolte in "Pagine stravaganti di un filologo" (1933), "Pagine meno stravaganti" (1935), "Terze pagine stravaganti" (1942) e "Stravaganze quarte e supreme" (1951).