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Un teatro apocrifo. Il potenziale dell'arte teatrale nel Workcenter of Jerzi Grotowski and Thomas Richards - Antonio Attisani - copertina
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Un teatro apocrifo. Il potenziale dell'arte teatrale nel Workcenter of Jerzi Grotowski and Thomas Richards
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Descrizione


Jerzy Grotowski (1933-1999) è considerato unanimemente l'ultimo grande protagonista del teatro contemporaneo di statura universale. La sua grandezza viene ogni giorno di più riscoperta da critici e spettatori, e tanto sulla scena quanto negli studi emerge la centralità delle sue concezioni non solo relative al teatro. Al cuore del suo lavoro c'è l'attore e l'essere umano, il corpo nelle sue manifestazioni visibili (la persona) e invisibili (l'essenza). I suoi testi sono stati spesso fraintesi, e per lungo tempo la sua opera (svolta per quindici anni in Italia, prima di passare il testimone al giovane Thomas Richards) è stata praticamente ignorata. Questo libro indaga il suo pensiero alla luce dell'esperienza del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards che opera a Pontedera dal 1986. Il saggio organico esamina in particolare la dimensione antropologica di un teatro inteso all'insegna dell'"Arte come veicolo", il cui esempio emblematico resta la messa in scena del Dies Irae. Il legame con gli aspetti esoterici e misterici in cui il tantrismo e l'universo kafkiano si fondono, mette in luce il nucleo portante di un'esperienza teatrale che si definisce come "filosofia a piedi nudi".
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Dettagli

2006
31 ottobre 2006
259 p., Brossura
9788876980565

Conosci l'autore

Antonio Attisani

Antonio Attisani (1948) ha iniziato a recitare a teatro nel 1968 e dal 1992 è stato professore di Storia del teatro. Ha scritto diversi contributi sul teatro in generale, tra i quali ricordiamo: Fiabe teatrali del Tibet; L'invenzione del teatro. Fenomenologie e attori della ricerca; Un teatro apocrifo. Il potenziale dell'arte teatrale nel Workcenter of Jerzi Grotowski and Thomas Richards; Logiche della performance. Dalla singolarità francescana alla nuova mimesi; Solomon Michoels e Veniamin Zuskin. Vite parallele nell'arte e nella morte.

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