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“Finalmente libere” di Antonio Mancinelli è un saggio molto interessante e piacevole da leggere. Le 45 (e più) donne intervistate sono state generose nel raccontare episodi, anche molto privati e non facili, della propria vita e nel dispensare consigli utili a tutte le donne della loro età e, sebbene nella maggioranza dei casi si tratti di persone borghesi le cui esistenze sono ricche di soddisfazioni, credo che anche una donna comune, con una vita più semplice, possa fare tesoro di questi brevi racconti di vita. Colpiscono, inoltre, le amare riflessioni sullo scadimento dell’universo sociale. Io ho trovato bellissimo leggere le interviste a queste donne straordinarie, vale a dire fuori dell’ordinario; è stata una scelta azzeccata quella di concludere il libro con gli splendidi pensieri di Delfina Rattazzi. Credo che l’autore abbia dimostrato un grande coraggio nel capitolo in cui, con notevole arguzia, descrive la “Sindrome da attenzione del deficiente”, suscitando un sorriso ma - di fatto - denunciando quell’odiosa pratica sociale che consiste nel prendere di mira, con velenoso accanimento, le donne non più giovani e senza figli. Così com’è molto divertente e coraggioso il paragrafo sui bambini (esilarante l’accenno alla rivalutazione della figura di Erode): drammatiche realtà del nostro sistema sociale ipocrita e vigliacco in cui nessuno dice mai la verità. “Finalmente libere” è un’opera di notevole spessore, un saggio colto e impegnato che tutte le donne dovrebbero leggere, perché a tutte può insegnare qualcosa. Chi scrive questa recensione è appena un po’ più giovane: non ha ancora compiuto 40 anni, ma comincia a intravederli e sebbene non sappia come si sentirà tra sei anni, conserverà questo volume nello scaffale dei suoi libri preferiti e, all’occorrenza, lo rileggerà.
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