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Nationality Letteratura: Germania
La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
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La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme - Hannah Arendt - copertina
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banalità del male. Eichmann a Gerusalemme

Descrizione



«Per lei, che, con William Faulkner, crede che “il passato non è mai morto, anzi non è neppure passato”, la memoria non è un dovere, ma una necessità, un bisogno, qualcosa di indispensabile per poter giudicare.» Sabina Loriga, “Diario del Mese” gennaio 2003

Un libro scomodo che pone domande che non avremmo mai voluto porci e che dà risposte che non hanno la rassicurante certezza dei ragionamenti manichei. Un libro che per questo provocò, al suo comparire, nel 1963, accese discussioni e pesanti critiche all'autrice.

Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L'autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il "New Yorker", sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.
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Dettagli

20
2013
Tascabile
1 settembre 2013
320 p., Brossura
9788807883224

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Un libro che tratta di un argomento delicatissimo con un linguaggio ed una terminologia alla portata di tutti. Interessante e piacevole da leggere.

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Cecilia Verde
Recensioni: 5/5

Ottimo libro

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Recensioni: 5/5

La trama di questo saggio è facilmente intuibile dal sottotitolo, ovvero "Eichmann a Gerusalmme", perciò viene trattato il processo di quest'ultimo con riferimenti al contesto storico-sociale in cui ha vissuto ed operato, e le conseguenze. Interessanti sono le considerazioni dell'autrice. La Arendt critica il tribunale ed il luogo in cui si è svolto il processo, poiché le atrocità commesse sono crimini contro l'umanita ancor prima di essere crimini contro gli ebrei, perciò il tribunale doveva essere composto da una corte internazionale e non solamente da israeliani, ed infine il luogo non poteva essere Gerusalemme (per lo stesso motivo), ma un luogo "neutrale". Nonostante ciò, la fine del processo era, a suo avviso, prevedibile, ma poteva essere concluso diversamente. Queste critiche le portarono molte accuse comprese quelle della comunità ebraica (nonostante fosse anch'ella ebrea di nascita).

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Recensioni

4,58/5
Utilissimo
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Hannah Arendt

1906, Linden (Germania)

Filosofa tedesca. Formatasi nelle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers.Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940.I suoi principali interessi si sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana.In "Le origini del totalitarismo" (1951), la Arendt ricostruisce il processo storicoche ha condotto alle dittature europee e alla seconda guerra mondiale; i momenti decisivi di tale processo (antisemitismo, imperialismo e trasformazione plebiscitaria delle democrazie) sono interpretati come effetti di una complessiva de-politicizzazione della cultura moderna."Vita activa" (1958) propone l’e1aborazione in termini filosofici...

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