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A cercar la bella morte
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A cercar la bella morte - Carlo Mazzantini - copertina
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A cercar la bella morte

Descrizione


In questa opera autobiografica, Carlo Mazzantini racconta la sua esperienza di giovane "ragazzo di Salò". A diciotto anni, dopo l'armistizio dell'8 settembre, Mazzantini scappa da casa per andare al fronte a combattere. Unitosi ai superstiti di un battaglione di Camicie nere conoscerà sui monti della Valsesia e della Val d'Ossola gli orrori, le lacerazioni e le contraddizioni della guerra civile. Giulio Nascimbeni di questo libro ha scritto: «È la storia di uno dei tanti che dopo l'8 settembre scelsero di stare dalla parte dei tedeschi e dei repubblichini. Sognavano di combattere in prima linea contro gli angloamericani che risalivano lentamente l'Italia; quasi tutti andarono invece a rastrellare partigiani e renitenti alla leva nelle valli del Settentrione.»
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Dettagli

2020
Tascabile
22 ottobre 2020
320 p., Brossura
9788829708147

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

In questo libro Mazzantini racconta la sua scelta dopo l’8 settembre di combattere come volontario con le camicie nere. Viene inviato in Valsesia e rischierà la fucilazione. Premesso che per chi, come me, è stata cresciuta a “pane e Resistenza” è un libro difficile da affrontare, credo che comunque debba essere letto per cercare di capire come si è potuto scegliere di combattere per chi ha portato allo sfascio il proprio paese. Mazzantini descrive lui e i suoi compagni come giovani idealisti imbevuti degli ideali del fascismo (neanche ventenni avevano vissuto in famiglie profondamente fasciste e quindi avevano conosciuto solo la retorica e i miti del regime) che vogliono continuare a combattere per il proprio Duce. Si presentano agli ufficiali tedeschi e, invece di affrontare gli Alleati, vengono inviati in sperduti villaggi del Piemonte a combattere contro i partigiani da loro considerati vigliacchi e traditori. Il loro motto è cancellare il Piemonte dalle carte geografiche (e queste pagine sono state molto dure da leggere perché pensavo alla dura repressione patita dalla mia città Cuneo e dalla sua provincia) e tolgono lo stemma dei Savoia perché nutrono per il re un profondo disprezzo. Tutta la retorica fascista subisce un primo colpo alla prima fucilazione di civili: anche se non vi partecipa personalmente, questi civili uccisi perseguitano la memoria di Mazzantini e dopo anni, quando ritorna in quel paese, va a cercare la lapide e si immagina la vita di queste persone comuni e normali uccise senza colpa. Ma i sensi di colpa a quel tempo venivano spazzati via dalla notizia di compagni uccisi. Tutta la gloria che questi giovani sognavano si riduce alla caccia a italiani in paesi dove l’odio nei loro confronti è palpabile: percepiscono il disprezzo dallo sguardo di questi paesani, dai loro discorsi che si interrompono quando entrano nei locali e a cui reagiscono con sfrontatezza e con le loro retoriche canzoni e ideologie. E poi la sconfitta e l’arresto: la consapevolezza di dover morire e poi l’incredulità di essere rilasciato. Dopo anni tornerà a cercare l’anarchico che ha contribuito a evitargli la fucilazione. Tristi e amari sono i ricordi di chi ha combattuto dalla parte sbagliata: recriminazioni tra ex camerati e personaggi che vogliono nascondere il proprio passato. Lo stile di scrittura è pesante e a volte noioso, ma riesce comunque a rendere l’ideologia di cui erano imbevuti questi giovani (battaglie, onore e virilità) senza che trapeli mai il dubbio o l’insofferenza verso il regime. Credo che sia il primo libro che leggo di un camerata e, pur sforzandomi di comprendere il clima culturale in cui viveva un adolescente nel ‘43 in una famiglia fascista e in una società fascista, non riesco comunque a capire la cecità nei confronti di un regime repressivo e violento che aveva portato l’Italia a una guerra disastrosa a fianco di un dittatore folle e sanguinario.

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Stefano Vaglio Laurin
Recensioni: 3/5

La chiave di interpretazione del libro me l’ha regalata Giannetto Lettari a pagina duecentoquattro : “ Come fai a raccontarla una vicenda che non aveva linguaggio , fatta solo di emozioni, di stati d’animo ? “ . Allora ho compreso . Ho realizzato di aver di fronte un affresco della nostra Storia recente priva di qualsiasi velleita’ didattica , ma che trova invece le sue origini nella passione e nello slancio di una generazione che non si e’ arresa . Giovani che idealizzano il passato, respingono il presente, sognano un futuro. E quando i militi della Tagliamento si trovano tra le mani l’unica bandiera tricolore disponibile, pensano bene di ritagliarne lo scudo sabaudo. Lasciandoci cosi’ un ‘ apertura , che e’ uno squarcio violento tra presente e futuro . Per il momento non hanno nulla in sostituzione, l’ aquila che ghermisce il fascio e’ un simbolo ancora in preparazione ; solo piu’ poco piu’ tardi entrera’ nell’iconografia della RSI . Trovo che quella lacerazione di tessuto rappresenti un simbolismo formidabile. Andando ad altro, ho notato come talvolta il tono dell’Autore assuma un tono autogiustificativo ,quasi Carlo Mazzantini tema un’incomprensione del lettore per la scelta da lui compiuta. A circa meta’ del libro egli abbozza il profilo dell' ex Comandante Ussari , quando a conflitto terminato indossa gli abiti civili. Lo dipinge in maniera grottesca, quasi caricaturale , direi eccessiva. E lo stesso fa nei confronti di un paio di altri militari repubblichini, accentuando la loro trasformazione antropologica da gladiatori armati che brandivano il pugnale a borghesi affossati nelle loro piccole agiatezze. Una sottolineatura non richiesta , ma che trova il suo perche’ nella volonta’ di porre in risalto come anche coloro che scelsero “la parte sbagliata “ ( cit .De Gregori ) negli anni Cinquanta volessero cessare di sentirsi corpo estraneo e fossero alla ricerca di una propria normalizzazione sociale nel Paese proiettato verso la ripresa socioeconomica. Esattamente come la controparte : M rossa e fazzoletto rosso , sempre esseri persone sono : presentano paritetiche debolezze ed energie . Un principio orientale , direi , quello del Tao secondo cui “ Nel bene c’e ‘ del male, nel male c’e del bene “ . Carlo Mazzantini dedichera’ un libro successivo , “ I balilla andarono a Salo’ “ , anche ai partigiani caduti per la liberta’ (cit. dall’ introduzione) . Un tentativo di superare le ideologie facendo leva sul sacrificio pagato da entrambe le parti .

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