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Fine del lavoro come la fine della storia? - Sergio Bologna - copertina
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Fine del lavoro come la fine della storia?
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Fine del lavoro come la fine della storia? - Sergio Bologna - copertina

Descrizione


"Vorrei chiedere a tutti quei giovani impegnati in attività che richiedono formazione intellettuale e tecnica, i quali spesso lavorano in maniera intermittente ma non necessariamente, quindi quei giovani che riescono a sbarcare il lunario e a pieno titolo possono dirsi "occupati" anche se non hanno dei contratti a tempo indeterminato ma sono vincolati a contratti di collaborazione, contratti a termine, lavorano con partita Iva ma comunque lavorano - ecco a questi giovani vorrei chiedere: "È vero che se protestate o mettete in discussione alcune condizioni di lavoro rischiate di non lavorare più?" Sono certo che la stragrande maggioranza mi risponderebbe di sì. Ma ho il sospetto che anche molti di coloro che godono invece di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, posti di fronte alla medesima domanda, risponderebbero che la loro posizione all'interno del luogo di lavoro diventerebbe più critica se osassero protestare. Salvo che la protesta o la rivendicazione venisse avanzata non dal singolo individualmente ma da un gruppo consistente di dipendenti. Questo dunque è il punto chiave della condizione lavorativa oggi in Italia per le nuove generazioni. Questa è la condizione insopportabile, destinata a peggiorare sempre più. Non è quella dell'occupabilità, non è una condizione modificabile con politiche attive del lavoro ed è rimediabile con la regolazione solo in astratto, teoricamente, nei fatti anche la regolazione non può farci niente. Perché? Perché la flessibilizzazione dei rapporti di lavoro rende strutturalmente isolati i lavoratori, si sentono soli, percepiscono nettamente che la loro è una condizione identica a quella degli altri colleghi ma la percezione di questo "destino collettivo" non dà minimamente la sensazione di appartenere a un collettivo, continuano a sentirsi soli e trovano momenti di solidarietà e condivisione soltanto quando si lamentano della loro condizione. Non scatta mai quel senso di solidarietà di gruppo che consente di agire con minore senso del rischio. Prima di condannare moralisticamente questi comportamenti come fanno tanti vecchi compagni che ricordano davanti a una bottiglia di vino i loro scioperi, i loro sit in e le loro occupazioni di edifici pubblici, cerchiamo di entrare meglio in questi meccanismi."
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Dettagli

2020
5 marzo 2020
Libro universitario
46 p., ill. , Brossura
9788893130387

Conosci l'autore

Sergio Bologna

1937

Sergio Bologna (1937) ha insegnato Storia del movimento operaio e della società industriale in diversi atenei in Italia e all’estero dal 1966 al 1983. Negli anni settanta ha diretto la rivista “Primo Maggio”. Dal 1985 svolge attività di consulenza per grandi imprese e istituzioni. Con Andrea Fumagalli ha curato Il lavoro autonomo di seconda generazione (Feltrinelli, 1997), e ha pubblicato, tra gli altri, Ceti medi senza futuro? (Derive Approdi, 2007) e Vita da freelance. I lavoratori della conoscenza e il loro futuro (con Dario Banfi; Feltrinelli, 2011). È tra gli animatori dell’Associazione dei consulenti del terziario avanzato (Acta).

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